Come si cura la PCOS?

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Come si cura la PCOS? Questa è una delle domande che dopo la diagnosi ogni donna si pone, cerca e vuole delle risposte.

Siamo abituate a pensare che quando il medico emette una diagnosi abbia anche la soluzione per curarla. Questo vale per quasi tutte le patologie di cui è chiara la causa: le infezioni, le malattie cardiovascolari, l’ipercolesterolemia, ecc. ma per la PCOS e molte altre sindromi, la soluzione non è a portata di mano.

Una cura per la PCOS

Che cosa è la PCOS?

La PCOS è una sindrome (non una malattia), in cui non è stata ancora trovata una causa certa che scateni tutti i sintomi. È un serio disturbo del sistema endocrino, che ha una chiara predisposizione genetica, e che riguarda la sfera ginecologica e metabolica delle donne in età fertile.

È una sindrome che si presenta con vari volti, cambia nel corso della vita di una donna, e non tutte le donne mostrano gli stessi sintomi così come ognuna ha nel tempo una evoluzione diversa.

La PCOS si cura? Sì, e ci sono delle soluzioni terapeutiche.

La PCOS guarisce? Difficile a dirsi. Per ora è possibile gestirla, contenerne gli effetti, prevenire le complicanze. E vivere la vita che decidi tu, senza che la PCOS ti sia di ostacolo.

Come si fa a sapere se hai la PCOS?

Non tutte le donne con PCOS sono uguali, e per i medici è molto complesso fare una diagnosi perché le manifestazioni sono molto diverse, alcune molto chiare, altre estremamente sfumate.

I criteri di Rotterdam (ESHRE/ASRM nel 2004) aiutano i medici ad orientarsi nella diagnosi e richiedono la presenza di 2 elementi su 3 fra:

  • La presenza di segni clinici o biochimici di eccesso di androgeni;
  • Assenza di ovulazione o saltuaria assenza di ovulazione;
  • Presenza di cisti nelle ovaie, osservate con l’ecografia.

Qualche anno dopo, sono stati presentati altri criteri dall’Androngen Excess Society (2006) per diagnosticare la presenza di PCOS, ovvero la presenza di tutti gli elementi:

  • Segni di iperandrogenismo sia clinico che biochimico;
  • La disfunzione ovarica (ciclo più lungo di 45 giorni o più corto di 21 giorni) e/o la presenza di cisti ovarica (volume ovarico superiore ai 10 ml).

Insomma, sembrano sfumature ma per il medico non lo sono, ed è necessario fare una diagnosi specifica e precisa per scegliere il tipo di intervento più adeguato.

Che PCOS sei?

Schematicamente le donne con PCOS sono state classificate in:

  • Tipo A: è la forma più severa in cui sono presenti tutti e 3 i criteri diagnostici, normalmente sovrappeso, con eccesso di peli o acne, con cisti ovariche e alterazioni del metabolismo con insulino-resistenza;
  • Tipo B: in cui è presente un ciclo mestruale irregolare, con eccesso di ormoni maschili ma ovaie senza cisti, oltre che possibile insulino-resistenza e alterazioni metaboliche;
  • Tipo C: in cui il ciclo è regolare così come l’ovulazione ma sono presenti segni di iperandrogenismo e cisti ovariche;
  • Tipo D: è la variante più controversa perché è la donna che non presenza segni di ipernadrogenismo, ma ciclo irregolare e alterazioni alla struttura ovarica. Non tutti i ricercatori la considerano una forma di PCOS.

La PCOS cambia nel corso degli anni e le terapie e lo stile di vita possono modificare la tua PCOS migliorando la tua classificazione, verso una forma di PCOS meno severa.

Quali elementi affrontare, quali tratti sono curabili con i farmaci e quali con lo stile di vita

In ogni ricerca e di conseguenza in ogni linea guida internazionale il primo livello di trattamento citato è sempre la gestione dello stile di vita. Si intende dieta e attività fisica. Dieta per gestire l’eventuale eccesso di peso e fornire gli stimoli metabolici giusti al tuo corpo, e attività fisica per attivare i processi metabolici e gestire lo stress.

Ma quando questo non è sufficiente a gestire i sintomi della PCOS perché impattano troppo negativamente sulla salute e sulla qualità di vita, allora il medico mette in campo alcune scelte terapeutiche. E lo fa sulla base dei sintomi più fastidiosi e più invalidanti, perché un unico farmaco per la PCOS, al momento, non esiste.

Se hai il ciclo irregolare o soffri di amenorrea

Se non stai cercando una gravidanza, il medico ti proporrà un trattamento ormonale con la pillola estroprogestinica (EP), in cui la parte di estrogeno (etinilestradiolo, solitamente, quello più simile a quello prodotto naturalmente dal corpo femminile) inibirà la formazione e la maturazione del follicolo ovarico inibendo la produzione di FSH dall’ipofisi. La molecola di progestinico non solo inibirà l’ovulazione per inibizione della produzione di LH dall’ipofisi, ma renderà il muco cervicale più viscoso impedendo agli spermatozoi di muoversi liberamente e di incontrare l’ovulo (che assumendo questo preparato non raggiungerà la maturazione e ti proteggerà da una gravidanza).

La pillola ha anche la capacità di aumentare la produzione di quella proteina importante (SHBG) che tiene legati a sé gli ormoni circolanti, rendendoli inattivi. Il testosterone libero sarà inferiore, gli effetti dell’iperandorgenismo saranno ridotti, rallentando la crescita dei peli, riducendo la severità dell’acne e aiutando i capelli a cadere di meno.

Protegge l’endometrio perché non avere il ciclo o avere un ciclo molto lungo consente alla mucosa uterina di crescere eccessivamente esponendoti al rischio di sviluppare gravi patologie in futuro. Sai che le donne con PCOS hanno un rischio superiore di 3 volte di sviluppare tumore all’endometrio rispetto alla donne senza sindrome.

Mentre la parte di estrogeno (etinilestradiolo) non cambia nei preparati, la parte di progestinico può essere diversa (se stai assumendo una EP prescritta dal medico guarda il nome del principio attivo sulla confezione:

  • Ciproterone acetato: ottimo effetto antiandrogeno, il più potente ed il più efficace;
  • Clormadinone acetato: agisce come antagonista del recettore per gli androgeni;
  • Dienogest: buon effetto sul controllo del dolore mestruale, e sulla gestione della virilizzazione;
  • Drospirenone: potente azione antiandrogenica con un discreto effetto diuretico;
  • Norelgestromina: presente nel cerotto anticoncezionale e con un buon effetto antiacne;
  • Desogestrel, Levonorgestrel, Gestodene, Norgestimate: non buono il controllo sulla produzione di androgeni e dei loro effetti, ma ottimi anticoncezionali.

La pillola fa ingrassare? Le stime mostrano un aumento medio massimo di circa 2 chili, ma nella mia esperienza, la pillola giusta prescritta per la condizione giusta può addirittura aiutare la perdita di peso, controllando la produzione di androgeni che normalmente peggiorano la condizione di insulino-resistenza. Lo stile di vita deve essere alla base anche di questo trattamento.

Se la componente più fastidiosa per te è l’iperandrogenismo: troppi peli, pelle con troppi brufoli o cisti, capelli che cadono eccessivamente ed alopecia.

Il medico potrebbe prescriverti un farmaco o una combinazione di farmaci per ridurre la produzione di ormoni maschili da parte delle cisti ovariche e dalle ghiandole surrenali.

Potrebbe essere una delle pillole estroprogestiniche che hai letto prima (una scelta che ti garantisce meno effetti collaterali ed una migliore tolleranza, nella maggior parte dei casi), oppure:

  • Spironolattone: normalmente scelto in caso di acne ormonale severa e irsutismo. È un diuretico risparmiatore di potassio che va assunto sotto stretto controllo medico per possibili disturbi cardiaci. Blocca il recettore per il testosterone. Gli effetti collaterali sono calo della libido, tensione al seno, mal di testa ed ipotensione. Ha un effetto teratogeno quindi non si prende in considerazione se nei tuoi progetti c’è una gravidanza;
  • Ciproterone acetato: ad un dosaggio più alto di quando è associato all’estrogeno con un eccellente effetto sulla produzione di androgeni;
  • Flutamide: antiandrogeno, antagonista del testosterone con importante tossicità epatica. Richiede un monitoraggio stretto della salute del fegato;
  • Finasteride: previene la conversione del testosterone in diidrotestosterone agendo su un enzima chiamato 5-alfa-reduttasi, e di solito è consigliato per l’alopecia grave. Può provocare depressione e disfunzioni sessuali.

Metformina per l’insulino-resistenza

Può essere assunta da sola o in combinazione con altri preparati farmacologici, prima di tutte le pillole estroporgestiniche.

Si usa per gestire gli effetti dell’iperandrogenismo e i sintomi da accesso di androgeni, ma anche per ristabilire il ciclo mestruale (il 30-50% delle donne amerorroiche ha beneficio da questa terapia) e migliorare la funzione ovarica. Favorisce la perdita di peso (visto solo in caso di obesità) ed interviene sui parametri metabolici primo fra tutti la resistenza insulinica e previene le complicazioni cardiovascolari a lungo termine.

La metformina sembra essere il farmaco ideale per le donne con PCOS, ma ci sono molte riserve circa il suo utilizzo. Occorre frenare l’entusiasmo.

Nasce con un farmaco antidiabetico che non causa una ipoglicemica pericolosa, prescritto per chi ha una diagnosi di diabete di tipo 2, ma le donne con PCOS non hanno diabete, semmai una iperinsulinemia, quindi viene prescritto off-label, ovvero fuori dalle indicazioni per cui è registrato.

Certo, riduce la produzione di glucosio da parte del fegato e si comporta da insulino-sensibilizzante, ovvero stimola il tessuto muscolare e gli altri tessuti insulino-dipendenti a captare e utilizzare il glucosio, (meno chiari sono gli effetti sulla produzione di insulina), ma agisce sul processo di fame/sazietà provocando una serie di effetti collaterali come disgusto (perché ti dà sapore metallico in bocca), nausea e diarrea, alterazione della flora intestinale.

È molto importante che quando si assume metformina, la tiroide venga controllata più spesso perché questa ghiandola potrebbe andare incontro a qualche difficoltà di funzionamento.

Può creare acidosi lattica con conseguenti rischio sulla funzionalità renale e varie ricerche mettono in allerta circa la riduzione dell’assorbimento di vitamina B12 e sul rischio cardiovascolare che questo deficit potrebbe indurre.

Molti studi hanno inoltre confermato che sebbene la metformina sia usata per stimolare una ovulazione di buona qualità, quando si ricerca una gravidanza, questa dovrebbe essere interrotta subito, in quanto non sono chiari gli effetti sul feto. Uno studio pubblicato nel 2018 ha evidenziato che le donne che hanno assunto metformina in gravidanza ha figli con un rischio raddoppiato di sviluppare obesità grave rispetto alle donne PCOS che non l’hanno assunta, confermato dal fatto che a 4 anni di età questi bambini erano già per il 32% in sovrappeso.

Cosa puoi fare per te?

Insomma, le soluzione per gestire i sintomi più fastidiosi della PCOS non mancano, ma non dimenticarti mai di curare il tuo stile di vita anche se il medico ti suggerirà una cura specifica.

Fidati del medico che hai consultato se ti fornisce tutte le spiegazioni che tu chiederai e fai la cura con attenzione. Sii attenta a te stessa ed ai possibili effetti collaterali che in una terapia potrebbero presentarsi e segnalali al medico per eventuali correzioni della terapia.

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Autore: Stefania Cattaneo

Sono Stefania Cattaneo e sono una biologa nutrizionista, appassionata di fotografia e di nutrizione applicata alle donne. Lavoro online, per arrivare a tutte le donne, in Italia e nel mondo, che soffrono di PCOS nelle sue varie forme di presentazione. In questo blog, farò del mio meglio per aumentare le tue conoscenze sulla PCOS, una condizione medica, difficile, complicata, delicata ma con la quale si può imparare a convivere. Iscritta all'Ordine Nazionale dei Biologici con numero d'iscrizione: AA_067629.

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