Insulino-resistenza nella PCOS

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Da quando sai di avere la PCOS hai anche sentito parlare di insulino-resistenza. Parola nuova che è bene conoscere, prima che diventi la tua più grande fonte di paure e smarrimento.

Ammetto, come te, anche io non avevo mai sentito parlare di insulino-resistenza fino a quando non ho ascoltato una illuminante lezione di endocrinologia all’università.

Mi sono affascinata da subito a questo argomento, perché è complesso ed in parte ancora oscuro. Insomma, è un mondo ancora tutto da scoprire. Io ho avuto la fortuna di seguire era una lezione sulla PCOS e sull’insulino-resistenza, un extra del tutto opzionale, che nella maggior parte dei corsi di laurea sanitari non si affronta o solo si fa solo superficialmente. Eppure, secondo le ultime stime, l’insulino-resistenza e la sfera di disturbi correlati, riguarda non meno dell’85% degli adulti nel mondo. Non è un problema di pochi, ma anzi, riguarda molti/e, senza sapere cosa sia e cosa comporti.

E’ un problema trasversale e accompagna diverse patologie e sindromi legate al metabolismo, primo fra tutte la PCOS.

PCOS e insulino-resistenza

Cosa succede quando si mangia

I carboidrati, che comprendono tutti i cibi che contengono amido (pane, pasta, patate, riso, cereali), tutti i tipi di frutta, il miele, lo zucchero quando vengono assunti, subiscono gli effetti della digestione e diventano, in ultima istanza, glucosio. Il glucosio è uno zucchero semplice che viene assorbito a livello intestinale e viene immagazzinato come fonte di energia dall’organismo. Ogni cellula del nostro corpo lo usa per il suo regolare funzionamento.

Cos’è l’insulina?

E’ un ormone prodotto dal pancreas e regola i livelli di glucosio nel sangue. Quando assumiamo un alimento che è capace di alzare la glicemia, il pancreas risponde producendo e secernendo insulina. Questo ormone è capace di aprire le porte di ingresso al glucosio verso alcuni compartimenti come il cervello, cuore, muscoli, fegato e tessuto adiposo, spostando il glucosio dal circolo sanguigno. In questo modo i livelli di glicemia tornano alla norma, come prima di aver mangiato. L’azione dell’insulina riguarda quasi tutto il corpo, pochissimi distretti sono insensibili alla sua azione.

L’insulina di fatto regola le cellule influenzandone la loro capacità di usare l’energia, ma anche di cambiare forma e dimensione (è un ormone anabolizzante, fa crescere le cellule in termini di dimensioni), di produrre altri ormoni o proteine (come accade nei muscoli) e può anche determinare la vita o la morte delle cellule con cui viene a contatto.

L’insulina fa molte cose e le fa quando funziona correttamente a livello dei tessuti bersaglio. I problemi arrivano quando le sue funzioni sono alterate e quando la sua azione è, in qualche modo, poco efficace.

Cos’è l’insulino-resistenza?

Quando le cellule non rispondono all’insulina si diventa insulino-resistenti e occorre una quantità superiore al normale di insulina per ottenere la stessa risposta di prima.

Fino a pochi anni fa si pensava che l’insulino-resistenza fosse legata unicamente al diabete e che fosse attribuibile ad un problema di glucosio e a poco altro. Se non si produce più insulina o la glicemia è alta, allora occorre pensare a come rimpiazzarla, in una forma di terapia a lungo termine.

Ora si sa, misurandola, che l’insulino-resistenza non è necessariamente legata all’iperglicemia ma anzi, di eccesso di insulina, esattamente come accade nella PCOS dove fino a quando non si insinuano complicanze, la glicemia rimane nei range della normalità.

L’insulina e il sistema riproduttivo delle donne

Il ciclo mestruale femminile è molto complesso e coinvolge molte azioni in sequenza che vanno dalla scelta del follicolo dominate, all’ovulazione alla mestruazione successiva, se non si sviluppa una gravidanza.

L’insulina ha delle azioni fisiologiche potentissime. Per esempio, è uno degli attori principali della crescita del feto in gravidanza e, dopo il parto, anche dell’allattamento. Aumenta il volume del tessuto adiposo della madre, garantendo adeguati livelli di energia sotto forma di grasso destinati e smaltiti nel periodo dell’allattamento. L’organismo si adatta, durante la gravidanza, aumentando il numero di recettori all’insulina per poi tornare normale.

I nove mesi di gestazione sono l’unico momento in cui l’iperinsulinemia e l’insulino-resistenza sono considerate normali, tanto che in assenza problemi specifici, la condizione metabolica della neomamma si ripristina perfettamente nei mesi successivi al parto. Ma è anche il momento in cui possono emergere alterazioni di questo equilibrio e si può presentare prima o dopo, il diabete gestazionale.

Insulino-resistenza e la sua azione sulle ovaie

Tutti gli ormoni nel giusto equilibrio sono fondamentali per il regolare funzionamento del ciclo mestruale femminile, fra questi emerge il ruolo degli estrogeni. Tutti gli estrogeni (ormoni femminili) sono androgeni (ormoni maschili) in partenza e grazie ad un enzima chiamato aromatasi si ha questa trasformazione. Gli estrogeni aumentano progressivamente più o meno a metà ciclo, così da stimolare la liberazione di una gonadotropina ipofisaria (LH, ormone luteinizzante) che permette di scegliere il follicolo dominante a la sua liberazione, a scapito dello sviluppo di altri follicoli.

Troppa insulina circolante, come accade nella PCOS, comporta una inibizione dell’azione dell’aromatasi. Meno estrogeni saranno trasformati e quindi disponibili a partecipare all’equilibrio ovarico e si avrà, di conseguenza, un aumento del livello di ormoni maschili circolanti. Cosa può accadere? L’ovulazione non avverrà e le ovaie continueranno ad accumulare ovuli non sviluppati correttamente.

L’insulina altera anche il rapporto di FSH e LH. Il primo incoraggia la crescita dei follicoli primordiali che diventeranno follicoli primari e l’LH seleziona il follicolo dominante fra gli altri, così da condurre una corretta ovulazione.

Nelle donne con PCOS, l’insulina induce una maggiore transizione di follicoli primordiali in primari, aumenta il testosterone e rende i recettori all’insulina sui follicoli primari eccessivamente sensibili all’LH. In questo modo, i follicoli primari smetteranno di crescere e non saranno pronti all’ovulazione, ma si riempiranno di liquido, diventando cisti che, mese dopo mese, si accumuleranno nell’ovaio e saranno ben visibili all’ecografia.

Senza ovulazione, il progesterone rimane basso, l’endometrio non sarà in grado di prepararsi adeguatamente alla mestruazione, così che il ciclo salterà, o si presenteranno sanguinamenti intermedi (spotting), o si avrà un ciclo troppo abbondante o ancora un ciclo che non è in grado di rispettare la regolarità mensile.

Cosa comporta avere l’insulino-resistenza con la PCOS?

Non tutte le donne con PCOS sono insulino-resistenti ma la maggior parte sì. Non tutte le donne con PCOS rispondono con un eccesso di secrezione pancreatica di insulina dopo un pasto, ma più dell’80% sì. Che siano magre o sovrappeso. Anzi, una delle più recenti teorie non associa più il sovrappeso all’insulino-resistenza di per sé, ma lo considera una fase primordiale: un eccesso di insulina, così come una resistenza alla sua azione (sulla base di un difetto genetico del recettore, porta ad un eccesso di tessuto adiposo con una localizzazione tipicamente addominale.

Il sovrappeso, secondo questo punto di vista non sarebbe di per sé, la causa della PCOS, ma una sovrapposizione, o più una conseguenza di questa condizione metabolica ed ormonale.

Esiste poi un forte legame fra iperinsulinismo e iperandrogenismo, considerato che quando l’insulina è alta, la produzione epatica di SHBG (la proteina che tiene legati gli ormoni, soprattutto i maschili e li rende inattivi) si abbassa e più androgeni (primo fra tutti il testosterone) sono liberi di esprimere i loro effetti mascolinizzanti, come acne o pelle impura, peli in eccesso e caduta dei capelli.

In più soffrire di insulino-resistenza nella PCOS comporta:

  • tendere ad accumulare più adiposità, soprattutto a livello addominale,
  • non riuscire a perdere peso con una dieta ipocalorica;
  • avere un livello di infiammazione e stress ossidativo più alto del normale;
  • avere più fame e una glicemia più instabile;
  • tendere ad avere cali di glicemia dopo l’assunzione di alimenti ricchi di carboidrati e zuccheri;
  • avere un equilibrio ormonale instabile che tende all’iperandrogenismo quindi hai visto una crescita più veloce dei peli o sono comparsi in zone insolite (mento, petto, schiena, intorno all’ombelico);
  • avere una pressione arteriosa tendenzialmente più alta;
  • accumulare più facilmente trigliceridi a livello del fegato in una condizione chiamata NAFLD;
  • avere manifestazioni cutanee tipiche chiamate Acanthosis Nigricans.

Troppa insulina, ma quanta?

Per ogni microunità di insulina in più, misurata a digiuno, una persona può sviluppare un incremento del 20% della resistenza all’azione dell’insulina.

Ma non solo: una eccessiva produzione di insulina, che non riesce a correggere la glicemia nel modo adeguato, espone al rischio di ipoglicemia, non pericolosa per la vita, ma estremamente invalidante.

Nell’immagine seguente, i ricercatori Hart e Grossman mostrano come dovrebbe funzionare una normale risposta insulinica all’assunzione di carboidrati

glucosio e insulina 1
Tratto da: Cheryle R.H. et al. The Insulin-resistance diet. Mc-Graw-Hill 2007

Questo è quello che accade in caso di insulino-resistenza. L’ipersecrezione di insulina legata all’insulino-resistenza porta a sviluppare entro le due ore successive al pasto, un abbassamento, seppur momentaneo, della glicemia.

Tratto da: Cheryle R.H. et al. The Insulin-resistance diet. Mc-Graw-Hill 2007

Questo invece è quello che accade in una persona insulino-resistente che compensa l’ipoglicemia con continui apporti di carboidrati. E’ quello che accade con un pasto a base di pasta o altri cereali senza un adeguato apporto di proteine e fibra. Nell’arco delle ore successive, la glicemia subisce ampie oscillazioni che rendono dipendente dall’assumere alimenti compensatori, a base di altri carboidrati o zuccheri.

Tratto da: Cheryle R.H. et al. The Insulin-resistance diet. Mc-Graw-Hill 2007

Quando al contrario, in una persona senza insulino-resistenza, si manifesta una oscillazione di glicemia molto meno pronunciata.

Tratto da: Cheryle R.H. et al. The Insulin-resistance diet. Mc-Graw-Hill 2007

Come si diagnostica l’insulino-resistenza?

Al di là dei  test clinici come la curva di carico di glucosio OGTT, ci sono altri elementi che possono far pensare (e quindi poi confermare) la presenza di insulino-resistenza.

Indaga e chiedi al tuo medico un approfondimento se:

  • hai una storia familiare (mamma, papà, fratelli o sorelle, nonni) di diabete, sovrappeso, malattie cardiache o dislipidemia;
  • hai sempre voglia di magiucchiare qualcosa, generalmente a base di carboidrati o zuccheri (snack dolci e salati);
  • sembra che tu non possa vivere senza carboidrati e hai la sensazione che sia il tuo corpo a chiederteli;
  • hai spesso mal di testa, sei stanca, fai fatica a dormire e a volte, soprattutto a metà pomeriggio o metà mattina, sembra che la vista si annebbi o che tu abbia un calo di energia che deve essere colmato subito;
  • le porzioni non ti bastano e hai bisogno di mangiare di più per controllare la tua fame fuori controllo;
  • fai fatica a perdere peso, anzi, con poco e in poco tempo vedi il tuo peso salire e cambiare nelle forme (non hai mai avuto la “pancia” ma ora la vedi o la vedi aumentare);
  • hai notato un imbrunimento della pelle soprattutto dietro il collo, sotto le ascelle, nella zona dell’inguine;
  • il tuo ciclo è sempre stato o ha cominciato ad essere meno regolare o sparire del tutto;
  • dagli esami del sangue i trigliceridi e gli acidi urici sono aumentati, si è abbassato il colesterolo buono HDL, e si è alzato quello cattivo LDL;
  • la pressione arteriosa è più alta del normale (super i 120/80)
  • il tuo BMI è superiore a 30
  • se le tuo origini sono americane, sud-americane, asiatiche e africane (che sono geneticamente più predisposte all’insulino-resistenza).

Se hai risposto sì ad almeno 3 di queste domande, allora occorre indagare a fondo, con serenità ma consapevolezza. L’insulino-resistenza è gestibile e puoi stare meglio partendo dalla dieta, dall’attività fisica, alla gestione delle stress e quando il cambio dello stile di vita non basta integratori e farmaci sono di grade supporto.

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Autore: Stefania Cattaneo

Sono Stefania Cattaneo e sono una biologa nutrizionista, appassionata di fotografia e di nutrizione applicata alle donne. Lavoro online, per arrivare a tutte le donne, in Italia e nel mondo, che soffrono di PCOS nelle sue varie forme di presentazione. In questo blog, farò del mio meglio per aumentare le tue conoscenze sulla PCOS, una condizione medica, difficile, complicata, delicata ma con la quale si può imparare a convivere. Iscritta all'Ordine Nazionale dei Biologici con numero d'iscrizione: AA_067629.