Non esiste (ancora) una cura per la PCOS (ma c’è l’inositolo!). Una terapia risolutiva. Una soluzione che metta a tacere tutti insieme i sintomi più fastidiosi. Qualcosa che spazi via tutto. Per ora non esiste… ma un aiuto c’è. E la scienza l’ha dimostrato.
La PCOS è una sindrome molto complessa, di cui ancora non è chiara la causa (ma che abbia radici nella genetica, siamo certi), e che si presenta sono varie forme: chi più ginecologica (con il ciclo mestruale irregolare), chi per l’infertilità, chi più metabolica (con insulino-resistenza e sovrappeso) e chi in una forma più androgenica (acne, peli in eccesso, caduta dei capelli). In qualche caso, avere la PCOS è un riscontro assolutamente occasionale perché talvolta, in quel momento specifico della vita, non si ha alcun segno e nessun sintomo.
“Non voglio prendere la pillola e nemmeno la metformina!”
Ascolto molte donne nel mio studio, e molte (forse la maggior parte) si sente in difficoltà nell’iniziare a prendere la pillola estroprogestinica o antiandrogenica, come unica strategia per gestire la PCOS data dal ginecologo. Se ne ha paura. Si ha paura di ingrassare (“…già è difficile perderlo, figuriamoci con la pillola!”), di sentirla come un freno a mano tirato al proprio funzionamento e poi, soprattutto, non la si vede come una cura definitiva. “… poi quando la sospendo? il ciclo magari non mi arriva di nuovo e sono daccapo!”, è uno dei pensieri più frequenti.
Sebbene, le nuove combinazioni farmacologiche sia ben tollerate e sicure (sì, anche sul controllo del peso), pensare alla gestione della sindrome, occupandosi solo di una delle forme di presentazione (quella relativa alle mestruazioni), sembra riduttivo. E poi, se si è in cerca di una gravidanza, la pillola non è la soluzione.
Anche la metformina spaventa. Farmaco usato off label (ovvero prescritto fuori dal suo uso per cui è registrato, ovvero per chi soffre di diabete di tipo 2, clinicamente diagnosticato), non sempre è ben tollerato a livello gastrointestinale (dà flatulenza e dolore addominale, in molti casi), e soprattutto non amato dalle pazienti, sebbene molto prescritto.
L’inositolo (o gli inositoli) può essere una soluzione per la PCOS
L’inositolo è una molecola piccola e semplice, scoperta più di 150 anni fa, ma usata solo negli ultimi 20 anni e usata in diverse patologie o sindromi cliniche legate a disfunzioni del metabolismo, fra cui la più importante è la PCOS.
Ci sono tante forme in cui questa molecola si presenta (stereoisomeri), ma le due forme che interessano maggiormente sono il myo- ed il D-chiro- inositolo.
Una volta l’inositolo era considerato una vitamina, del gruppo B, pensando che l’organismo non riuscisse a produrlo ed invece sono state riscontrate delle vie di biosintesi endogena, a partire dal glucosio (sembra un paradosso, ma è così).
L’inositolo si trova nel mondo vegetale in ortaggi che mangiamo per tradizione molto spesso (fagiolini, piselli, asparagi, pere, ciliegie, mele, pomodori, carote e cucurbitaceee ma anche nell’avena, mais e in altri cereali). Purtroppo la dieta non fornirebbe una dose terapeuticamente sufficiente anche se mangiare questi alimenti fa bene per mille altri motivi.
Qual è l’azione dell’inositolo nella PCOS?
Indipendentemente dalla forma di presentazione strutturale, l’inositolo traduce il segnale dell’insulina con i recettori di membrana e condiziona l’accumulo di glucosio, la sua trasformazione ed il trasporto dall’esterno (circolo sanguigno) all’interno delle cellule che sono sensibili all’azione dell’insulina (muscoli, fegato, rene e ovaie).
Di fatto, sposta il glucosio dal sangue alle cellule, abbassando la glicemia. La sua azione è simile a quella della metformina, ma senza effetti collaterali.
Myo-inositolo e D-chiro-inositolo sono diversi?
Sebbene siano la stessa molecola ma con una forma strutturale diversa, hanno entrambe una riconosciuta azione insulino-sensibilizzante, capaci entrambe di ridurre i livelli di insulina circolanti e quindi la sua produzione pancreatica. I primi riscontri storici (era il 1988), furono quelli riferiti alla biochimica e all’equilibrio glicemico.
Il myo-inositolo permette al glucosio circolante (quello che determina la glicemia) di entrare più facilmente all’interno delle cellule sensibili (quindi regola e abbassa la glicemia).
Il D-chiro-inositolo, che deriva dal precedente per azione di un enzima di trasformazione, chiamato epimerasi, permette al glucosio nella cellula di essere immagazzinato più facilmente sotto forma di glicogeno.
Una lunga storia, che merita di essere raccontata (brevemente)
Il percorso di ricerca scientifica che ci porta ad usare l’inositolo nella PCOS è molto complesso. Ricordo molto bene il Prof. Mark Perloe, MD, Medical Director, Georgia Reproductive Specialists, durante uno dei congressi in occasione del PCOS Awareness Month organizzati da PCOS Challenge Inc. a cui ho partecipato, che raccontò la storia, partita male ma a lieto fine, di questa molecola.
Pensando che la vera molecola attiva fra le due fosse il D-chiro-inositolo (basandosi sul riscontro che le donne con PCOS eliminano di più con le urine questa molecola, e quindi ne fossero carenti), nel 1998 alcuni ricercatori pubblicarono brillanti risultati sull’effetto del D-chiro-inositolo (che era stato brevettato) somministrato a donne PCOS obese che, con 1200mg di questa molecola, riuscirono in 8 settimane a migliorare la sensibilità insulinica, la funzione ovarica (il 70% delle donne in amenorrea, in 45 giorni ebbero il ciclo), ridurre gli androgeni e i livelli di trigliceridi.
Come sempre, non basta uno studio scientifico per definire una tesi, ma altri studi seguenti ripresero i precedenti protocolli su un numero superiore di pazienti e con dosaggi ben più alti (fino a 2400mg – credendo che più il dosaggio fosse stato alto più avrebbe fatto effetto), ma i risultati furono assolutamente deludenti, tanto che l’azienda titolare del brevetto smise di fornire ai ricercatori il D-chiro-inositolo.
Molte furono le ipotesi per questo fallimento, ma un’azienda Italia la Lo.Li Pharma riprese gli studi nel 2003 con presupposti diversi. Al contrario degli studi precedenti, veniva ripreso in considerazione il myo-inositolo e solo nel 2011 si ebbero delle risposte definitive.
Prima evidenza: il D-chiro-inositolo funziona bene nel ridurre i livelli di insulina ma al livello ovarico le cose vanno diversamente.
Seconda evidenza: a differenza di altri organi, l’ovaio non diventa mai insulino-resistente e quando il pancreas produce quantità eccessive di insulina (es. dieta non corretta), l’ovaio viene travolto da un’ondata di insulina. Questo eccesso induce l’ovaio a trasformare una quantità eccessiva di myo-inositolo in D-chiro-inositolo (attiva eccessivamente l’enzima di conversione), dando una sorta di “tossicità ovarica”, riducendo progressivamente la risposta dell’ovaio all’FSH e impattando negativamente sulla scelta del follicolo dominante.
Gli studi precedenti avevano fallito perché la dose di D-chiro-inositolo somministrata (2400 mg) era eccessiva.
Occorre aver paura di assumere il D-chiro-inositolo?
Assolutamente no. Occorre dosarlo bene. Perché funziona bene ed è sicuro.
Il D-chiro-inositolo funziona benissimo per controllare l’insulino-resistenza e anche l’ovaio ne può trarre benefici, indirettamente.
Arbitrariamente è stato individuato un rapporto di efficacia che sembra essere adeguato a proteggere l’ovaio da eccessive stimolazioni. Il rapporto sembra essere ottimale è 40:1 ma ancora molto è da approfondire.
Con questa associazione è possibile avere una azione di controllo dell’iperinsulinemia sia a livello del fegato che indirettamente all’ovaio, grazie al D-chiro-inositolo. Dall’altra parte, il myo-inositolo controlla la quantità dell’altro isomero nell’ovaio (lo tiene basso come quantità) e permette di amplificare il messaggio di stimolazione dell’FSH sul processo iniziale dell’ovulazione (che sarà più efficace).
Cosa dico (e cosa dicono i medici) alle pazienti?
Gli inositoli sono delle ottime soluzioni terapeutiche e possono essere considerati delle alternative ai farmaci. Fanno meno paura e sono tollerati meglio, senza effetti collaterali (se scelti accuratamente).
Gli inositoli sul ciclo mestruale
Nella PCOS si verificano due macroscopiche anomalie.
La prima riguarda la crescita follicolare precoce che è eccessiva, ma la progressione verso la scelta del follicolo dominante è interrotta. La seconda anomalia è la mancata selezione di un solo follicolo dominante, che porta all’accumulo di follicoli non selezionabili. Questo fenomeno, chiamato arresto follicolare, è il risultato di una mancanza di azione dell’FSH e/o di un’azione prematura dell’LH.
Il myo-inositolo porta a una diminuzione dei livelli di LH e di androgeni (testosterone e androstenedione), oltre che a una riduzione dell’insulino-resistenza e si ritiene quindi che sia in grado di ristabilire i cicli mestruali ovulatori, soprattutto nelle donne con un BMI superiore a 30.
In particolare, l’inositolo ripristina i normali cicli mestruali e induce l’ovulazione, facilitando così le gravidanze spontanee grazie a un’adeguata produzione di progesterone in fase luteale.
I fatti dicono che gli inositoli aiutano a:
- Ridurre il rischio di diabete gestazionale in gravidanza
- Ridurre il colesterolo e l’infiammazione
- Migliorare l’ansia e la qualità del sonno se abbinata alla melatonina
- Migliorare l’acne e ridurre i segni dell’iperandrogenismo.
Qual è la dose consigliata?
Non è stato trovato ancora un accordo ma la dose massima consigliata per il myo-inositolo è 4000 mg al giorno e 1000mg al giorno per il D-chiro-inositolo
È possibile avere effetti collaterali?
Sebbene l’inositolo sia generalmente considerato sicuro, sono stati registrati recentemente effetti collaterali che non sempre si sono attribuiti ad un dosaggio eccessivo, ma ad una intolleranza personale.
Questi includono mal di testa, stanchezza, vertigini e nausea. In tal caso, interrompere l’assunzione è l’unica strada.
Gli inositoli si assumono per non meno di 12 settimane (3 mesi) e spesso fino a 6 mesi ed oltre. Se hai deciso di integrare con inositolo, assicurati di assumerlo per almeno 3-6 mesi per poter vedere se ha o meno un effetto sui sintomi della PCOS.
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