Domanda: le donne con la sindrome dell’ovaio policistico, in base alla tua esperienza, quali difficoltà incontrano quando desiderano un figlio?
Risposta: le donne con la PCOS sono estremamente varie, come ben descritto anche nel vostro libro. Non tutte hanno difficoltà ad avere una gravidanza, anzi molte, soprattutto dopo i 38 anni presentano una maggior fertilità e facilità al concepimento spontaneo rispetto alle loro coetanee non PCOS.
Questo perché con l’età’ diminuisce il numero dei follicoli antrali e mentre per una donna non PCOS questo si traduce in una minor riserva ovarica, per la donna PCOS si traduce in una miglior ossigenazione dei follicoli ovarici rimanenti e quindi in una miglior funzionalità ai fini ovulatori.
La gran parte delle donne PCOS, soprattutto di quelle che presentano oligomenorrea, manifestano difficoltà per l’estrema variabilità nella presenza della loro fase ovulatoria, per alcune non presente. Per tale motivo la difficoltà è insita proprio nella possibilità di far incontrare i gameti (ovocita – gamete femminile – e spermatozoo – gamete maschile). Infatti se una donna con PCOS non presenta ovulazione il concepimento non può avvenire, per cui il primo step per trattare una donna con PCOS che cerca una gravidanza è consentirle un’ovulazione (spontanea o farmacologicamente indotta).
Altra difficoltà delle donne con PCOS è la fase luteale insufficiente. Dato che il corpo luteo (che è il residuo follicolo ovarico scoppiato che ha liberato l’ovocita) nella donna con PCOS può non essere sempre adeguato nella produzione di progesterone, questo si traduce in un fase luteale insufficiente e quindi in un aumento di gravidanze biochimiche o di minacce di aborto fino ad aborti ricorrenti.
Per tale motivo spesso si usa il progesterone come supplementazione ex adiuvantibus nelle gravidanze per sostenerle e mantenerle.
Gli studi indicano che solo con donne con fase luteale insufficiente può essere utile una supplementazione con progesterone, nelle altre donne non ha alcun senso.
D: la PCOS è l’unica causa di difficoltà a concepire? La PCOS è sempre un ostacolo a diventare mamme?
R: assolutamente NO. La PCOS, come detto in precedenza può essere una delle cause, associata alla anovularietà tipica della PCOS e alla short luteal phase, che può ostacolare un concepimento. Ma sottolineo che le donne con PCOS spesso sono coloro che overage sono più fertili rispetto alle loro coetanee, sottolineo questo perché spesso si sottovaluta e non se ne parla.
Purtroppo le cause di infertilità diciamo che si dividono in un 40% di cause “femminili”, un 40% di cause “maschili” e un 20% di causa “idiopatica o inspiegata”.
I fattori femminili di infertilità possono essere:
- meccanici, ad esempio ostacoli cervicali al concepimento o uterini (malformazioni uterine, setti uterini, polipi endometriali, alterazioni funzionali endometriali, miomi uterini) o tubariche (salpingiti, idrosalpingi, assenza delle salpingi). Tra le cause meccaniche rientra anche un capitolo a sé stante che è l’endometriosi pelvica
- ormonali, mancanza o irregolarità dell’ovulazione, cicli irregolari, iperprolattinemia, ridotta o assente riserva ovarica, PCOS
I fattori maschili possono essere pre-testicolari, ad esempio problemi endocrini; cause testicolari, ad esempio genetiche; cause post-testicolari, tra cui ostruzione dotto deferente o agenesia degli stessi. I problemi più frequenti sono sul numero o sulla quantità e qualità degli spermatozoi prodotti. Ad esempio l’uomo può non produrre un numero sufficiente di spermatozoi, oppure essi non possiedono le caratteristiche di forma o di movimento adatti alla fecondazione, presentano anomalie strutturali. Altra causa può essere l’impotentia coeundi dovuta o a un deficit erettile o alla impossibilità all’eiaculazione intramoenia (cioè in vagina).
Si parla di infertilità inspiegata quando gli accertamenti non sono stati in grado di evidenziare una o più cause specifiche. E’ spesso una diagnosi che dovrebbe essere correttamente definita come “insufficientemente indagata”.
La PCOS come detto in precedenza non è sempre un ostacolo a diventare mamme
D: cosa succede alle ovaie delle donne con PCOS per cui non riescono ad ovulare correttamente?
R: negli Stati Uniti la PCOS è la causa più comune di sterilità. Detto questo e sapendo bene cosa accade nella popolazione americana riguardo il sovrappeso e i disturbi associati all’obesità, capiamo come è importante il meccanismo intracrino del follicolo ovarico e di come su questo agiscano diversi fattori tra cui anche l’insulina. Infatti se noi aumentiamo l’attività’ fisica e miglioriamo l’alimentazione nelle donne con PCOS spesso riusciamo ad ottenere un’adeguata ovulazione. Inoltre nelle donne con PCOS c’è una secrezione eccessiva di ormoni androgeni (a loro volta associati all’irsutismo, all’acne e alla perdita di capelli), che impediscono ai follicoli ovarici di funzionare adeguatamente.
D: Quali esami sono utili a valutare la fertilità nelle donne con PCOS?
R: spesso la diagnosi si basa sui sintomi, come spiegato nel vostro libro, la diagnosi di PCOS si basa sulla presenza di 3 di questi 4 fattori: eco struttura delle ovaie di tipo PCO like, oligomenorrea, irsutismo, alterazioni ormonali
Fatta diagnosi di PCOS, gli esami adatti ad analizzare la loro fertilità si basano prima di tutto su dosaggi ormonali atti a valutare il profilo ormonale basale, quindi dosaggio FSH , LH, estradiolo, PRL , TSH e AMH il 2 – 3 gg del ciclo mestruale e poi il profilo androgenico quindi testosterone libero e totale, Δ – 4-androstenedione, 17 idrossiprogesterone, deidroepiandrosterone solfato e SHBG, più che latro tali esami ci servono per porre diagnosi differenziale. Oltre ai dosaggi ormonali molto utili sono il valutare insulinemia e glicemia almeno a digiuno, se non vogliamo consigliare una curva da carico. Importante è anche una valutazione ginecologica con ecografia transvaginale per escludere altre patologie concomitanti. È utile, necessaria direi, un’adeguata anamnesi sulle abitudini di vita, perché cambiando lo stile di vita la PCOS può migliorare notevolmente.
D: e se la gravidanza non arriva, quali trattamenti medici sono consigliabili in una donna con questa sindrome?
R: oltre alla supplementazione con integratori alimentari e antiossidanti, e consigli nutrizionali e comportamentali, sono consigliabili:
per abbassare la sensibilità all’insulina è possibile ricorrere alla metformina, impiegata per il diabete di tipo 2, in modo che l’organismo non sia costretto a produrne molta. Questo farmaco può anche contribuire a perdere peso e di conseguenza a ripristinare l’ovulazione e le mestruazioni. Oltre alla perdita di peso, con ausilio di metformina, si può utilizzare il clomifene che stimola l’ovulazione. Se il clomifene si dimostra inefficace, l’associazione clomifene + metformina, nelle donne che necessitano perdere anche peso, di solito è utile per ripristinare l’ovulazione.
Se entrambi i farmaci risultano inefficaci, si può provare con altri farmaci per la fertilità. Tre questi figura l’ormone follicolo stimolante (FSH) per stimolare l’ovaie, l’agonista del fattore del rilascio della gonadotropina (per stimolare il rilascio dell’ormone follicolo stimolante) e la gonadotropina corionica umana (per indurre l’ovulazione).
D: parliamo di trattamenti di stimolazione, i farmaci sono sicuri per la salute futura delle donne? Molte donne ne sono spaventate, come rassicurarle? Ci sono motivi per cui l’uso di questi farmaci può essere pericoloso per una donna con PCOS?
R: i farmaci attualmente in commercio sono sicuri per la salute della donna, naturalmente devono essere somministrati sotto stretto controllo medico, dopo un’adeguata valutazione ginecologica e endocrino metabolica del soggetto.
Importante è sempre consigliare di effettuare un’ecografia mammaria prima di iniziare qualsiasi tipo di tale trattamento ormonale.
Non bisogna superare più di 6 mesi di trattamento con clomifene. E per quanto riguarda le gonadotropine o la gonadotropina corionica, se in 3 mesi di trattamento non si verifica la gravidanza, è consigliabile recarsi in un centro di procreazione medicalmente assistita (PMA) per procedere con un’induzione multipla dell’ovulazione per tecniche di procreazione di secondo livello cioè in vitro.
Solitamente le donne hanno timore di questo, ma dobbiamo considerare che la difficoltà nella stimolazione ovarica delle donne con PCOS è proprio nel trovare il giusto compromesso tra troppo poco (per cui non rispondono) e troppo (per cui rischiano l’iperstimolazione ovarica – OHSS); per tale motivo è meglio recarsi in un centro di PMA per essere controllate con prelievi ematici e controlli ecografici. Inoltre non è da dimenticare che non abbiamo mai la certezza che in ogni follicolo ci sia un’ovocita finché non andiamo ad aspirare il liquido follicolare, come accade nelle tecniche di PMA di II livello.
Non bisogna aver timore perché bisogna considerare due fattori; uno, il tempo della ricerca gravidanza (che nella PCOS può essere più lungo proprio per i cicli lunghi e anovulatori) e due, il desiderio che non soddisfatto aumenta lo stress della coppia.
D: una vecchia credenza correlava la PCOS con le gravidanze gemellari, è vero o è falso?
R: non ci sono studi che confermano questo, l’unico fattore da segnalare è che un tempo le donne con PCOS raggiungevano gravidanza con induzione ovulazione o con farmaci senza controllo ecografico, per cui potevano sviluppare anche più follicoli e quindi avere maggior possibilità di gravidanza gemellare che è dello 0,5% nella popolazione generale al di sotto dei 35 anni.
D: la gravidanza di una donna con PCOS può andare incontro a delle complicazioni? La gravidanza in una donna con PCOS è più a rischio di chi non ce l’ha?
R: come detto prima, il rischio di aborto spontaneo è più frequente nelle donne con PCOS.
Aumentano le probabilità di diabete gestazionale e anche quelle di preeclampsia (una complicanza piuttosto seria anche chiamata gestosi, che può mettere a repentaglio il buon esito della gravidanza e la salute di mamma e nascituro)
Infine, sempre correlato alla sindrome metabolica pregestazionale, tipica della PCOS, può aumentare il rischio di macrosomia fetale che può comportare problematiche al parto
Quindi è fondamentale trattare la PCOS prima di una gravidanza e in vista della stessa. Tra le cose da fare: dimagrire, assumere acido folico e ridurre la glicemia soprattutto modificando (in meglio), la propria dieta.
D: cosa succede alle ovaie delle donne con PCOS dopo che hanno partorito?
R: dipende da come è insorta la gravidanza, se il meccanismo di autoregolazione che ha indotto l’ovulazione è stato modificato dallo stile di vita o dai farmaci, dipende essenzialmente da questo. La PCOS si modifica solo cambiando stile di vita e con l’età’.
D: secondo la tua esperienza Valeria, le donne che iniziano un percorso di fecondazione assistita, troverebbero giovamento, da un supporto emotivo e psicologico?
R: non solo secondo la mia esperienza, ma in base ai numerosi studi pubblicati in letteratura, il supporto emotivo e psicologico è fondamentale quando si pone una diagnosi di infertilità, anche perché spesso noi medici li incontriamo una volta, ma la quotidianità della coppia ne risente spesso e nella quotidianità tale diagnosi rimbomba.
Direi INDISPENSABILE un supporto emotivo e psicologico.
Chi è Dr.ssa Valeria Valentino
Ecco il suo curriculum illuste
Studi Superiori ed Universitari:
- 1993/94: Maturità Classica presso Liceo “Aristosseno” di Taranto
- 1994/1995: Iscrizione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa.
- 2000/01: Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Pisa, con votazione 107/110.
- Nov. 2002: Abilitazione Professione Medica.
- Ott. 2007: Specializzazione Ginecologia ed Ostetricia, indirizzo Fisiopatologia della Riproduzione presso il Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell’Età Evolutiva, Divisione di Ginecologia ed Ostetricia, Università di Pisa con votazione 110/110 cum Laude.
- Ott. 2011: Dottorato di ricerca in Fisiopatologia della Riproduzione e Sessuologia c/o Università di Pisa
- Master in Sessuologia Clinica Universita’ degli Studi di Pisa
- Da Giu. 2010 Dirigente Medico Dipartimento Materno Infantile ASL 1 Massa e Carrara
- Da Gen 2014 Dirigente Medico Dipartimento Materno Infantile – Centro di Riferimento Regionale di Procreazione Assistita presso ASL NORDOVEST TOSCANA – PO VERSILIA ex ASL 12 Versilia
Dal 2000 ad oggi ha partecipato a numerosi Congressi nazionali ed internazionali con presentazione di abstract per plenary session, round table, free comunication e poster.
Ha pubblicato circa 36 lavori su riviste scientifiche e autrice di capitoli di libri
Nell’ultimo anno si è dedicata alla divulgazione online soprattutto attraverso il canale Instagram.
Contatti
E-mail: valentinovaleria@gmail.com
Per appuntamenti scrivere o telefonare ore 14-16 al 391 314 5062.
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