La questione fa sempre molto discutere e apre un dibattito ricco di punti di vista: il latte vaccino ed i derivati possono far parte della dieta quotidiana per le donne che soffrono di PCOS? Quale relazione esiste fra questi alimenti e i sintomi della PCOS?
Ho la PCOS ma “…bevo il latte perché fa bene alle ossa!”. Vero, il calcio serve, ma non le proteine del latte. L’assunzione di calcio può arrivare anche dall’assunzione di acqua ricca di calcio (es. l’acqua Sangemini) e da molte altre fonti vegetali.
Ho la PCOS ma “…la nutrizionista mi ha detto che il kefir fa bene all’intestino”. Vero, ma le proteine del latte assunte costantemente, ogni giorno, generano uno stimolo ormonale pericoloso per le donne con PCOS.
Ho la PCOS ma “…lo yogurt ha un basso indice glicemico, soprattutto se è greco”. Vero, ma le donne con PCOS soffrono di un problema più grande: l’eccesso di insulina, non l’essere diabetiche.
Ho la PCOS ma “… se è senza lattosio è meglio”. Falso, perché le proteine del latte restano, anche se il prodotto è più digeribile.
Ho la PCOS ma “… prendo il latte o i derivato scremati perché hanno meno grassi”. Non è una buona scelta perché le proteine del latte sono anche più concentrate e le il prodotto ha anche un indice glicemico superiore. Non sazia e di fatto perde anche molte vitamine importanti.
Prima di tutto: non ci sono molti studi a questo proposito. Il tema non è ancora stato esaminato in tutti i suoi aspetti ma alcuni punti fermi ci sono.
Il latte e i derivati sono considerati una componente importante di una dieta sana ed equilibrata e che abbiano un effetto positivo sulla salute umana. Sembrano svolgere un ruolo nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi dell’equilibrio glucidico e apportano alla dieta elementi fondamentali come calcio, vitamina D, magnesio e probiotici.
Latte e derivati fanno bene a tutti?
Diversi ricercatori hanno suggerito che il consumo di prodotti lattiero-caseari è associato negativamente al rischio di diabete di tipo 2, all’insulino-resistenza e ai disturbi dell’ovulazione.
Tuttavia, esistono ancora numerose ambiguità (e lo riporta una Review del 2020 che cerca di fare chiarezza: Milk and Dairy Products and Their Impact on Carbohydrate Metabolism and Fertility-A Potential Role in the Diet of Women with Polycystic Ovary Syndrome) sul presunto ruolo protettivo del latte vaccino nei confronti dei disturbi del metabolismo dei carboidrati, soprattutto nelle donne con PCOS.
Di cosa è fatto il latte vaccino
Il latte vaccino contiene l’87% di acqua, circe il 4% di lipidi, il 3,5-4% di proteine, il 5% di lattosio e l’1,2% di vitamine (B2, B12, A, D) e minerali (calcio, fosforo, potassio, magnesio, zinco e selenio). Tuttavia, il valore particolarmente nutritivo del latte è dovuto principalmente a proteine di alta qualità che comprendono l’intera serie di aminoacidi esogeni necessari per la sintesi delle proteine dell’organismo.
Le proteine del latte sono costituite per l’80% da caseina e per il 20% da siero di latte, che svolgono un ruolo nella regolazione a breve e a lungo termine del consumo di cibo attraverso l’induzione di segnali di sazietà, favorendo così il mantenimento di un peso corporeo adeguato.
Insomma, il latte è un alimento completo, sano, nutriente. Per alcuni di difficile digestione gastrointestinale per la presenza del lattosio che dà colite, dissenteria e flatulenze.
Latte e metabolismo dei carboidrati
L’effetto del latte vaccino e i derivati (yogurt e yogurt greco, kefir, ricotta, formaggio e preparazioni a base di latte) sul metabolismo dei carboidrati nelle donne con PCOS è oggetto di diversi studi ma i risultati sono ancora contraddittori.
Da un lato abbiamo gli innumerevoli fattori benefici del latte. L’apporto di calcio, magnesio, potassio e carboidrati a basso indice glicemico sembrano avere un effetto favorevole sul controllo della glicemia sulla riduzione del rischio di diabete di tipo 2. Anche il tipo di grassi insaturi che apporta sono utili per l’omeostasi del glucosio. Il latte ha anche una buona azione glucoregolatrice ed un naturale contenuto di probiotici e vitamina D.
Ma il punto non è questo.
Le donne con PCOS hanno una forte sensibilità all’eccessiva produzione di insulina da parte del pancreas. L’iperinsulinemia è il problema di cui soffrono le donne con PCOS. Solo in casi di scompenso allora arriva anche l’alterazione della glicemia, come risultato di una insulino-resistenza non più controllata.
E’ l’eccesso di insulina che le rende le donne con PCOS dipendenti dai carboidrati, che altera l’equilibrio glicemico dopo un pasto e fra un pasto e l’altro. E’ questo che tende ad aumentare il grasso viscerale e che fa tendere ad ingrassare o ad avere difficoltà a perdere peso. E’ l’eccesso di insulina che alimenta la produzione eccessiva di ormoni maschili e porta all’acne e all’eccesso di peli. E’ questo che altera l’ovulazione ed interferisce con il ciclo mestruale e la fertilità.
Le proteine del latte attivano la produzione di insulina
Il problema del latte non sta né nel lattosio, né nel sapore dolce che ha, né nei grassi che apporta o meno.
Il problema del latte sono le proteine che contiene.
Tutte le proteine animali possono potenzialmente stimolare la produzione di insulina. Le proteine del latte esercitano una maggiore influenza sulla secrezione di insulina e di incretine rispetto ad altre proteine animali. Ciò è per lo più dovuto all’elevato all’elevato contenuto di aminoacidi a catena ramificata (leucine, isoleucine, valine che sono amminoacidi insulinogenici) capaci di attivare vie associate all’insulino-resistenza e all’eccessiva produzione di insulina.
Il consumo di proteine ha la stessa ha la capacità di stimolare la secrezione di insulina del consumo di carboidrati. E lo stimolo più forte viene dall’associazione fra latte e derivati con carboidrati, indipendentemente dall’indice glicemico IG (es. latte con cereali o pane e formaggio). L’aggiunta di una quantità ordinaria di 200 ml di latte a un pasto con un basso IG ha aumentato la risposta insulinica del 300%.
E lo stesso vale per le proteine in polvere usate in palestra o come snack proteico. L’assunzione giornaliera di 40-80g di proteine del siero concentrate che è una procedura abituale durante i periodi di allenamento muscolare, corrisponde a un’assunzione giornaliera di latte compresa tra 6 e 12 litri (1 litro di latte contiene circa 6,6 g di proteine del siero).
Quindi una “dose di proteine da palestra” è capace di stimolare potentemente l’ormone della crescita (GH), la produzione di insulina e gli androgeni. Uno snack confezionato proteico ha un effetto non meno negativo.
Solo qualche anno fa, forti di alcune evidenze scientifiche (valide per i diabetici non per le donne con PCOS!) sono nate varie tecniche dietetiche fra cui l’integrazione pre-pasto di proteine di siero di latte in polvere. Per le donne con PCOS è stato un vero fallimento, con glicemia sotto controllo (come era già prima dell’integrazione) ma con aggravamento dei sintomi e senza alcuna perdita di peso. Questi preparati hanno un effetto insulinotropico molto potente, confermato da numerosi studi successivi.
Con le proteine del latte viene anche stimolata la produzione di IGF-1, capace di attivare la 5alfa-reduttasi, la sintesi degli ormoni maschili sia surrenali che ovarici, la proliferazione dei sebociti (quindi l’acne) e la lipogenesi (la capactà di accumulare massa grassa).
Acne e latticini
Una review molto interessante cerca di fare chiarezza sul ruolo dell’assunzione di latte vaccino e l’incidenza di acne in un campione di soggetti molto numeroso (78.529 fra i 7 e i 30 anni, senza far caso alla presenza o meno di PCOS). E’ emerso che l’assunzione di 1 o più bicchieri di latte al giorno è associata a una prevalenza di acne più elevata rispetto a chi assumeva 2-6 bicchieri a settimana.
Non è la quantità che fa la differenza, ma la frequenza di assunzione settimanale.
Il consumo di latte determina un aumento significativo dei livelli sierici di insulina e IGF-1, paragonabile a quello di alimenti ad alto contenuto glicemico. Lo afferma uno studio del 2009, in cui si raccomanda per pazienti affetti da vari stadi di gravità di acne, una dieta a basso indice glicemico e a basso apporto di proteine di latte vaccino.
Le conclusioni delle scienza
“…sulla base di tutte le osservazioni descritte, non è possibile stabilire con chiarezza se il consumo di latte vaccino e latticini abbia un effetto benefico sulla sensibilità all’insulina nei tessuti nelle donne e, data la mancanza di studi condotti su donne affette da PCOS, è ancora più difficile trarre conclusioni sul loro effetto benefico in questa condizione. Si può addirittura ipotizzare che il consumo di una dieta ad alto contenuto di latticini possa essere un predittore di iperinsulinemia e di insulino-resistenza nelle donne”.
Alle mie pazienti PCOS dico…
Eliminare il latte e i derivati può essere una scelta forte ed a volte non necessaria. A meno che non sia presente una allergia clinicamente diagnosticata o una forte sensibilità al lattosio, il latte vaccino ed i suoi derivati possono essere presenti nella dieta settimanale (non giornaliera) della PCOS.
Il latte vaccino o lo yogurt a colazione per le donne PCOS? Non tutte le mattine. Prova ad alternarlo ad altri derivati vegetali, fra cui in prima scelta userei il latte di cocco o di mandorla senza zucchero, che non hanno un potere stimolante sulla produzione di insulina pancreatica.
Il parmigiano sulla pasta? Il luogo comune è che apporti calcio e proteine per le ossa. In realtà apporta più sale che altri elementi. Non ne puoi fare a meno? Mangialo un paio di volte a settimana come se fosse un piatto unico. Ad esempio: insalata verde seguita da un piatto di pasta al pomodoro e un bel cubetto di parmigiano. Un po’ lo gratti sulla pasta un po’ lo mangi da parte.
Un pezzetto di formaggio a fine pasto o in attesa di mangiare? E’ bene non farla diventare una abitudine: aumenta incredibilmente l’apporto calorico del pasto e i mix di proteine nello stesso pasto stimolano la produzione di troppa insulina.
Proteine per la palestra? Evita di seguire i consigli in palestra o di chi le assume (perché magari non ha la PCOS e non conosce la sindrome), ma fatti controllare da un nutrizionista esperto. Usa piuttosto proteine vegetali, se proprio la dieta non fornisse la quota adeguata, o dell’albume d’uovo.
Quante volte a settimana posso mangiare il formaggio? Non più di 2 volte a settimana, come proteina del pasto, è il bilanciamento giusto per non stimolare eccessivamente la produzione di insulina e le catene negative di eventi ormonali. Se vuoi, hai ancora la possibilità di mangiare uno yogurt o un bicchiere di latte o un altro derivato a settimana.
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