La relazione glutine e PCOS è molto discussa fra le donne che hanno la sindrome (e anche nella comunità scientifica) con una domanda sola: “farà male assumerlo?”. Sento dire spesso è: “…ho letto che…” oppure “ho fatto un test in farmacia…” o ancora “…la nutrizionista/dietista ha detto di eliminare questo e quello…”, quindi ho tolto il glutine.
Si legge spesso che il glutine crei infiammazione e che peggiori l’equilibrio ormonale e quindi anche la PCOS. Ma è davvero così?
Cos’è il glutine e chi deve eliminarlo davvero
Il glutine è una molecola azotata che si forma durante l’impasto di farine derivate da alcuni cereali (frumento, segale, avena, farro, kamut, orzo, spelta, triticale) con l’acqua. Precisamente il glutine deriva dell’unione di gliadina e glutenina. La parte di gliadina è problematica per la maggior parte dei soggetti che hanno problemi con il glutine.
La celiachia è una intolleranza permanente al glutine che si sviluppa all’ingestione di alimenti contenenti glutine, sulla base di una predisposizione genetica. 1 persona su 100-150 in Italia soffre di celiachia, ma i numeri potrebbero anche essere più alti. Qualcuno convive per molti anni con sintomi con cui si abitua a convivere, tanto che la diagnosi avviene in tarda età o non avviene mai.
L’unico modo per gestire la celiachia è l’esclusione totale di alimenti contenenti glutine, per tutta la vita.
La celiachia e i suoi sintomi
I sintomi sono molti e molto vari, tendenzialmente tutti riconducibili ad una sindrome da malassorbimento (il che non significa essere sottopeso). Si manifesta in modo completamente silente, con solo qualche lieve sintomo o in forma grave. I sintomi sono dolore addominale, stanchezza, perdita di peso, mal di testa, difficoltà digestive, mente annebbiata, diarrea, depressione, dermatiti erpetiformi, disordini neurologici, aborti ricorrenti.
Si può valutare con gli esami del sangue una carenza di vitamine, folati e ferro aumento del numero delle piastrine e alterazione dell’immunità con positivà agli anticorpi specifici (misurando gli anticorpi anti-gliadina, anti-endomisio, anti-translutaminasi).
Sono esami del sangue specifici che si fanno in ospedale e si confermano con una biopsia dei villi intestinali. Qualche volta si valuta anche la predisposizione genetica dei familiari dei soggetti celiaci, ma sebbene circa il 40% delle persone abbia un gene positivo per la celiachia (HLA-DQ2 e HLA-DQ8), non significa che abbiano la celiachia o che mai la svilupperanno. In questo caso, non viene prescritta la dieta senza glutine.
Una celiachia non trattata con la dieta di esclusione può avere conseguenze a lungo termine come il linfoma all’intestino tenue.
Ci sono altre condizioni oltre alla celiachia
Anche l’allergia al grano è causa di eliminazione del glutine. Circa lo 0,2-4% della popolazione presenta un’allergia al grano che si differenzia alla celiachia perché è mediata dal sistema immunitario che provoca il rilascio di anticorpi IgE. La reazione è una reazione allergica vera e propria con orticaria, respiro affannoso e persino shock anafilattico.
Infine, alcune persone possono manifestare una sensibilità al glutine (gluten sensibility). Viene diagnosticata nei soggetti che non hanno la celiachia e nemmeno l’allergia al grano, ma che presentano sintomi intestinali, extraintestinali o entrambi legati all’ingestione di cereali contenenti glutine, che spariscono alla sospensione. Si pensa che sia una reazione immunomediata, ma non esiste un test definitivo per una diagnosi corretta. Le persone con gluten sensibility possono manifestare gonfiore, diarrea e costipazione, sintomi simili alla sindrome dell’intestino irritabile, oltre a stanchezza, mal di testa e dolori osteo-articolari. Sebbene molto fastidiosa, la sensibilità al glutine non causa lo stesso danno a lungo termine all’intestino che provoca la celiachia non trattata.
Non esistono ricerche sulla percentuale di donne con PCOS che presentano sensibilità al glutine.
Gluten sensibility o qualcos’altro?
E se invece il problema fosse la fibra che ingeriamo abbinata ad una flora intestinale non in equilibrio? Si sta invece dimostrando che i FODMAP, un gruppo di carboidrati chiamati frutto-oligosaccaridi mal digeriti, possano essere la causa dei sintomi simili alla gluten-sensibility. Grano, orzo e segale – cereali contenenti glutine – sono tutti molto ricchi di FODMAP, così come lo sono la cipolla, l’aglio e alcuni tipi di frutta e verdura (es. broccoli e cavolfiori) ma anche tutti gli alimenti integrali.
Prima di togliere il glutine dalla dieta occorre indagare, capire e analizzare la situazione nel suo complesso. Meglio non basarsi sul fai-da-te. Togliere il glutine dalla dieta, inoltre, impedisce una corretta diagnosi di malattia intestinale (celiachia in primis).
Togliere il glutine, senza motivo, non è un bene, nemmeno per la PCOS
I cereali, integrali o no, con glutine o meno, sono ricchi di fibre, antiossidanti, ferro, zinco, rame, magnesio, vitamine del gruppo B e fitonutrienti protettivi. Se li scegli completamente e naturalmente integrali, assumerai anche grassi insaturi, vitamine del gruppo B, vitamina E del germe (es. il germe di grano). Avrai anche un indice glicemico più basso perché i cereali integrali conservano l’endosperma che è costituito principalmente da carboidrati, ma anche alcune proteine (compreso il glutine!) e piccole quantità di vitamine e minerali.
Togliere il glutine dalla dieta comporta assumere tendenzialmente alimenti a più alto indice glicemico, più trattati industrialmente (vedi prodotti senza glutine, come pane, gallette, biscotti, ecc.) e che contengono più grassi e più zuccheri (leggi le loro etichette!).
Il rischio è perdere la tolleranza al glutine, impoverire la dieta, aumentare esponenzialmente i costi della spesa, e non apportare un significativo cambiamento all’equilibrio ormonale che si voleva correggere.
Glutine e infiammazione
E allora perché il glutine è balzato agli onori della cronaca come qualcosa che fa male alle donne con PCOS?
In molti ipotizzano che la potenziale infiammazione generatasi con l’assunzione di glutine in condizione di gluten sensibility possa sommarsi ad una preesistente condizione da infiammazione nelle donne con PCOS. Ipotesi, solo ipotesi.
Il glutine può causare infiammazione in qualche soggetto, non nello specifico alle donne con PCOS. A meno che, non ci siano dei segni e sintomi specifici, il glutine rimane un componente della dieta, fatto salvo di aggiustarla verso una riduzione dei FODMAP e la correzione del microbioma intestinale.
D’altro canto, l’IBS (sindrome dell’intestino irritabile) è più comune nelle donne con PCOS che in quelle senza PCOS, quindi qualsiasi sintomo gastrointestinale potrebbe essere causato più causato dai FODMAP che dal glutine.
La disbiosi del microbiota intestinale può influenzare la progressione della PCOS e viceversa, anche se il ruolo del microbiota intestinale nella sindrome non è ancora stato stato ancora completamente esplorato.
Togliere glutine aumenta la fertilità
No, non la aumenta. Ma l’infertilità può essere causata da una celiachia non diagnosticata.
I pochi studi, inclusi in una meta-analisi, hanno dimostrato che la prevalenza di celiachia tra le donne con infertilità è circa il 1,3-1,6%, il che permette di stimare che le donne che non riescono ad ottenere una gravidanza hanno una probabilità 3 volte maggiore di sviluppare la celiachia da lì a poco. Tuttavia, a causa dell’esiguo numero di soggetti, è impossibile calcolare con precisione l’incidenza della associazione tra celiachia e disturbi della fertilità.
La ricerca della celiachia (non della gluten sensibility) potrebbe diventare uno screening, insieme ad altri esami preconcezionali, in futuro.
In conclusione, alle mie pazienti dico
Secondo le raccomandazioni internazionali, l’esclusione del glutine dalla dieta non è raccomandata per la popolazione in generale, e non ci sono prove che una dieta gluten fee sia benefica per i soggetti non celiaci. Soprattutto, non escludere il glutine senza aver prima consultato il medico e il nutrizionista.
Ma, una dieta con un apporto controllato di glutine è sicuramente salutare per tutti, comprese le donne con PCOS. Usare cereali in chicco (con o senza glutine) come fonte di carboidrati, poco processati, aumenta il valore nutrizionale della dieta abbassando l’indice glicemico e regalandoti un ottimi livello di sazietà e soddisfazione.
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