PCOS e relazione di coppia

Tags: , , , , , , ,

Come incide questa sindrome nella vita affettiva? Non è raro che le donne vadano in crisi, sentano di “non andare più bene”. Tutta colpa della bassa autostima nei confronti del proprio aspetto fisico. Uno sguardo su strategie di benessere per non chiudersi all’incontro con il partner.

Vivere in coppia è complesso e nessuno ci insegna a farlo: quando insorgono problematiche di salute la situazione può diventare ancora più delicata. La PCOS mette molto in discussione la donna, con ansie strettamente connesse alla femminilità che possono ripercuotersi nella sfera intima. Essendo un disturbo del ritmo ormonale, influenza l’aspetto fisico: l’aumento di peso, i problemi della pelle e della distribuzione dei peli si sommano agli sbalzi di umore. Le donne si sentono diverse dalle altre, meno belle e desiderabili, “in perdita”. Lentamente si incrina la loro autostima mentre cresce un sentimento profondo di autosvalutazione, una rabbia che può trasformarsi in sfogo sul cibo o in disinteresse per la cura del proprio aspetto, “tanto non serve a niente”. Tutto questo peggiora il fisico e la salute ma le convinzioni squalificate su se stesse e gli stati d’animo negativi si riflettono anche sulla vita di relazione. La donna spesso immagina segretamente di non essere più “abbastanza”, di non essere degna d’amore, di non andare più bene. Si fa insicura ed ansiosa: non di rado emerge una gelosia feroce, un rimuginio costante sul dubbio che l’altro non sia più innamorato e cerchi un’altra. Mette il broncio, diventa capricciosa, oppure si nega, quasi si nasconde, appare apatica, svogliata, disinteressata. Diventa difficile la comunicazione, si comincia a non sentirsi comprese, persino rifiutate. Si parla di meno, ci si nasconde e ci si ritira, oppure si è irritabili e scontrose. Il partner può non capire:è in uno stato interiore diverso e non è semplice immedesimarsi in una condizione così estranea, visto che è un uomo. La comprensione reciproca, la condivisione e l’intimità possono guastarsi. Come uscirne?

Il primo errore è non dire al partner quello che si prova e come ci si sente. Non si deve dare per scontato che l’altro intuisca il nostro stato d’animo ed abbia compreso perfettamente cosa stiamo passando. Nessuno ha la sfera di cristallo né la capacità di leggere nel pensiero: dobbiamo fare lo sforzo di spiegarci con calma, di aprirci e di raccontare all’altro cosa stiamo vivendo. È molto presuntuoso aspettarsi sostegno senza fare il passo preliminare di chiedere aiuto. La condivisione si fonda su una buona comunicazione: bisogna accantonare però la tentazione di pretendere che l’altro si accorga da solo di come stanno le cose. E parlare apertamente, con lealtà e sincerità, col cuore in mano.

Il secondo errore è quello di non accordare fiducia al partner ed alla storia della coppia. Chi ci ha scelto e rimane accanto a noi non ha bisogno che tutto sia perfetto né teme le nostre vulnerabilità. Anzi: spesso si è innamorato proprio di quelle! Le coppie fondano la loro unione sul rispetto, sulla volontà di occuparsi reciprocamente l’uno dell’altra, su interessi e valori comuni. Non abbiamo bisogno di fingere di stare sempre bene, di non avere problemi, non dobbiamo cercare di proporci come perfette. Perché nemmeno l’altro lo è e forse non ci ha mai chiesto di esserlo. Il problema è nostro: siamo noi che non accettiamo le nostre debolezze, le difficoltà, le malattie e le imperfezioni. Abbiamo paura di quello che siamo e proiettiamo sull’altro questa paura, credendo che sia lui a rifiutarci. Rinunciare all’idea di perfezione è l’unica via per una stabilità di coppia. Chiederci di essere diverse significa tradire il sentimento che è nato dall’incontro tra noi e l’altro: se fossimo state diverse, l’altro non ci avrebbe scelto. Confidare autenticamente cosa si prova, cosa ci spaventa o addolora, scoprire le pieghe del nostro animo, rivelarsi all’altro svelando segreti e mettendosi a nudo senza il timore di apparire fragili e sciocchi, senza l’ansia del giudizio è quello che permette alla coppia di costruire e alimentare l’intimità. Che crea condivisione e complicità, quell’unione speciale che appunto definisce “quella coppia”. E i problemi spesso rinsaldano le unioni, portano la coppia a far fronte comune. Se permettiamo all’altro di comprenderci e di starci vicino.

E non vivere “da malata”: avere un problema di salute non deve portarci ad identificarci completamente con il ruolo di malato. Si è abbattute ed arrabbiate per la diagnosi, comprensibilmente preoccupate e tristi. Si tende a parlare solo di quello, a focalizzarsi sui sintomi, a sentirsi tradite dalla vita, ad osservare gli altri che ci paiono tutti spensierati e felici perché quel disturbo non ce l’hanno. Ma noi siamo ben di più di un insieme di sintomi: la nostra interiorità è ricca, la nostra vita ha molte dimensioni. Lo choc della diagnosi deve servire a reagire: a curarsi con attenzione. Ad alzare la testa ed occuparci di tutto quello che arricchisce la nostra vita e non abbiamo perso: il nostro amore, la famiglia, gli amici, la professione, interessi e hobby. È nostra responsabilità continuare ad alimentare l’amore nella coppia, non dobbiamo abbandonare l’altro. Non ci fa bene limitare il campo di attenzione alla malattia: non serve, è dannoso e logora le altre sfere della nostra esistenza.

A ben guardare è un pregiudizio quello che ci porta a credere che un nostro disturbo possa far fallire un rapporto di amore. Quello che importa è “chi siamo” e “come stiamo insieme all’altro”. Avere la PCOS non comporta una diminuzione della tua capacità di amare: può essere una sfida non da poco affrontarla ma non diminuirà la tua capacità di donarti, di condividere la vita e le passioni, di portare avanti ciò che conta nella tua vita.  E’ bene tener presente che i contrasti e i problemi, peraltro assolutamente normali in una coppia ed inevitabili nella vita, possono semmai rappresentare un momento di riflessione, di maggiore conoscenza dell’altro, di confronto e, quindi, di crescita e di evoluzione della coppia. Abbi fiducia nella persona che sei e nella persona che hai accanto.

Autore: Barbara Alessio

Mi chiamo Barbara e sono una psicologa psicoterapeuta psicodiagnosta. Da quasi 25 anni accompagno le persone in percorsi di crescita, cura, sviluppo. Parlo alle donne per aiutarle nel loro cammino, per non lasciarle sole, per ascoltarle, sostenerle, sciogliere i loro dolori e spronarle a prendere in mano la loro vita e la loro salute. Psicologa con iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Piemonte n. 1839.