La dieta chetogenica (keto) è una tecnica adatta alle donne con la PCOS? E’ decisamente uno dei temi più controversi e più discussi di questi anni.
Se si dovesse stare a quello che si legge in rete, del mondo scientifico (e non), la dieta chetogenica sembra essere la dieta del miracolo, soprattutto per le donne con PCOS. Descritta come capace di ridurre la glicemia e i livelli di insulina nel sangue, di diminuire l’infiammazione, far regredire il diabete di tipo 2 e ovviamente di favore la perdita di peso, è davvero la dieta perfetta?
Cosa c’è dietro ad una dieta descritta come “via libera al mangiare tutti i grassi che si vogliono, senza contare le calorie!”
Cos’è la dieta chetogenica?
La dieta keto non è nulla di nuovo. Anzi. Nata negli anni ’20-30 come terapia (peraltro molto efficace) dell’epilessia nei bambini, è stata resa popolare da Atkins come dieta a bassissimo contenuto di carboidrati ma poi lasciata nel cassetto dei ricordi fino a qualche anno fa.
Le dieta keto (ne esistono molto varianti) è una dieta ad alto contenuto di grassi, normoproteica e a ristrettissimo apporto di carboidrati, che vuol dire circa 30-50g di carboidrati netti al giorno. Della dieta chetogenica si calcola tutto, perché sia la fibra vegetale che alcuni aminoacidi contenuti nelle proteine di alcuni alimenti, possono essere trasformati in glucosio, quindi possono interrompere la chetosi.
Perché tutto questo? Il nostro corpo, non solo quello delle donne con PCOS, si regola sull’equilibrio fra il livello di glucosio e quello di insulina. Quando “togli i carboidrati” il livello di zuccheri e di insulina nel sangue si abbassano e il corpo si vede costretto ad usare i grassi come principale fonte di energia e i corpi chetonici (o chetoni) vengono prodotti quando il grasso viene metabolizzato come energia. E’ un fenomeno simile a quello che capita ai bambini quando hanno l’acetone (e di solito le mamme o i papà chiamano il medico, perché non è una condizione in cui si sta bene).
Certo, è una dieta apparentemente buona se piacciono i grassi perché la dieta keto include quegli alimenti proibiti che le altre diete ipocaloriche tolgono come: burro, olio di cocco, olio d’oliva, formaggio, panna, avocado, noci e alimenti grassi. Certo, accanto a questo sono incluse le proteine come uova, formaggio, carne (anche grassa), pesce e solo alcune verdure (la maggior parte sono escluse) perché devono avere un basso contenuto di carboidrati. Sono assolutamente vietati i cereali, la frutta (ad eccezione di alcuni frutti di bosco), dolci perché saranno anche grassi ma hanno troppi zuccheri.
Non è una dieta che si possa fare con alimenti naturali. Il controllo dell’assunzione di carboidrati deve essere precisissimo, quindi i medici o i nutrizionisti prescrivono prodotti specifici affinché permettano di stare in chetosi. E’ una dieta costosa, fatta di “non alimenti”, e che interferisce con la vita sociale perché non sono ammesse uscite dal programma.
I PRO della dieta chetogenica nelle donne con PCOS
Io, come biologa nutrizionista al fianco delle donne con PCOS, non prescrivo (più) la dieta chetogenica. Non nascondo che, quando si è cominciato a parlare dei benefici di questa tecnica dietetica, me ne sia molto appassionata e ho proposto a diverse pazienti questa via di gestione nutrizionale della sindrome. In poco tempo ho cambiato idea.
La bibliografia scientifica è molto PRO dieta keto perché i risultati sono (forse è meglio dire sembrano) entusiasmati. Li elenco qui di seguito:
- pur essendo una dieta molto rigida, tende a preservare la massa muscolare e promuove il consumo di grassi;
- diminuisce l’appetito per effetto dei chetoni prodotti dal consumo dei grassi. Questo sembra ridurre il desiderio di alimenti dolci e la fame più in generale;
- abbassa i livelli di zucchero e, non essendo una dieta iperproteica, riduce anche l’insulina;
- abbassa la pressione sanguigna;
- pare abbia una impatto positivo sul diabete di tipo 2;
- può ridurre (ma di fatto non è così) i fattori di rischio cardiovascolare aumentando le HDL, riducendo i trigliceridi e le LDL piccole e dense, pericolose per le arterie;
- la glicemia risulta più stabile e quindi sembra che la dieta keto fornisca una maggiore lucidità mentale rispetto ad una normale dieta.
Un recente studio italiano, così come tanti altri, su 17 donne sovrappeso con PCOS a cui è stata somministrata la dieta chetogenica ha evidenziato un miglioramento dei parametri antropometrici e molti parametri biochimici come LH, FSH, SHBG, sensibilità all’insulina e indice HOMA, oltre ad una riduzione della produzione androgenica. La dieta è stata somministrata per 45 giorni: di quello che sia successo dopo la dieta, nulla è stato pubblicato.
Ci sono però molte altre cose da dire su questa tecnica dietetica.
I CONTRO della dieta chetogenica nelle donne con PCOS
Sebbene i risultati della scienza siano indiscutibili, la realtà appare diversa e la mia esperienza in studio è molto negativa a riguardo. Non solo la mia, osservo, a giudicare dalla disperazione con cui le donne che hanno seguito questo regime alimentare arrivano nel mio studio.
Certo, ci sono tantissimi casi di successo, in cui la dieta keto ha davvero rivoluzionato la vita, ma la percentuale è davvero molto bassa. I motivi sono tanti, eccone qualcuno:
- è una dieta estremamente restrittiva, molto difficile da rispettare a lungo termine. A differenza di altre diete low carb, anche le proteine e le verdure non amidacee sono limitate. Non si può sospenderla per una pizza il sabato con gli amici. In più, seguita rigidamente, comporta una spesa economica molto alta;
- ha effetti collaterali talvolta invalidanti fra cui mal di testa, alitosi, costipazione intestinale, capogiri, stanchezza, insonnia. In genere i disturbi passano nel giro di qualche giorno o di qualche settimana ma i sintomi talvolta sono così forti da far decidere di abbandonare il programma. Talvolta sono richiesti farmaci per controllare gli effetti secondari;
- non possono essere introdotte fibre da frutta e verdura (quindi ha effetti discutibili sulla salute intestinale) e sono possibili carenze vitaminiche;
- aumenta, in una altissima percentuale di persone, il colesterolo LDL per cui spesso è richiesto l’uso di statine naturali per controllarne il livello (aumentando il rischio cardiovascolare);
- la dieta keto non fornisce “alimenti sani”, non ha nessun buon effetto educativo e crea forte confusione su “come si deve mangiare e come è sano mangiare”. E’ una dieta protocollo di cui è soggettiva la durata (3-6 mesi? e poi?);
- chi soffre di un disturbo alimentare, e fra le donne con PCOS è alta la percentuale, avere così tanti alimenti “proibiti” potrebbe esacerbare questa situazione di restrizione, causando un netto peggioramento della condizione psichica.
Ma cosa accade veramente con la dieta keto?
Se si sottrae dall’apporto giornaliero le calorie potenzialmente apportate dai carboidrati, si può ottenere la perdita di peso fino a 2-3 chili nelle prime settimane, a differenza di una dieta normobilanciata che ne induce la perdita media di 500-600g a settimana. Questa maggiore perdita di peso non è dovuta, come qualcuno sostiene erroneamente, ad un miracoloso switch metabolico che determina una maggiore combustione dei grassi di deposito, ma è la conseguenza di un aumento della diuresi indotta dalla dieta.
I motivi sono due. Ogni grammo di glicogeno (fonde di riserva del carboidrati) viene mobilizzato con circa 2 g d’acqua. È stato calcolato che circa 100 g di glicogeno sono depositati nel fegato e circa 400 g nel muscolo. Questo significa che la perdita delle riserve di glicogeno causa una perdita di peso di circa 1 kg. A questo si associano i corpi chetonici prodotti dal catabolismo dei grassi, che a livello renale, hanno un effetto disidratante.
Certo, la sensazione di essere meno gonfie è molto piacevole, ma l’effetto diuretico della dieta povera di carboidrati è limitato alla prima settimana di dieta. Poi, quello che segue, dipende dalle calorie introdotte, e vale per la dieta chetogenica, così come per tutte le diete che si abbia la PCOS o meno.
Ma gli studi sono tutti positivi, quindi funziona!
Ho letto e studiato tantissime pubblicazioni (più di 100), sia italiane che internazionali, ma gli studi sono fatti su un numero piccolissimo di soggetti (che stentano ad essere statisticamente significativi) e per non più di 12 settimane (un periodo di tempo microscopico), tutte condotte con l’uso di pasti sostitutivi (spesso dal sapore dolce, e di consistenza liquida o semisolida), venduti da aziende specifiche a carissimo prezzo.
Ottimi risultati, sia fisici che metabolici e soprattutto ormonali, ma di quello che accade dopo la dieta keto non si sa nulla, o meglio lo si sa dalla pratica quotidiana. Le donne con PCOS non hanno bisogno di una dieta di 12 settimane per credere di risolvere tutti i problemi della sindrome. Perché la sindrome non dura 12 settimane, ma accompagnata la vita intera della donna.
Cosa accade alla reintroduzione dei carboidrati?
Sì, perché prima o poi accadrà di mangiare un po’ di pasta (normale, non quella iperproteica) o un pezzo di pane o una fetta di pizza.
Accade di perdere il controllo, di non fermasi più, di mangiali senza controllarne la quantità. Perché sono alimenti buoni, perché diventano proibiti quindi ancora più desiderabili, ma il risultato è drammatico, a 360 gradi.
Anche se non stati fatti studi sul post-dieta chetogenica nelle donne con PCOS, quello che è probabile avvenga è una forte ondata di produzione di insulina, completamente fuori controllo, alla prima e minima introduzione di carboidrati. Quello che mi viene raccontato più spesso è: “ho mangiato solo un piatto di pasta e ho ripreso 2 chili, che non ho più perso, anzi!”
Sì, in molti casi i chili ritornano e ritorna anche una forte ritenzione di liquidi, un forte aumento dei depositi di carboidrati a livello muscolare , dati dall’eccessiva stimolazione di insulina. Poi arriva anche la terribile sensazione di aver perso il controllo del proprio corpo (che torna ad ingrassare con poco, anzi pochissimo) e della propria mente.
Il tessuto adiposo diventa più resistente ai successivi stimoli dietetici e così si rischia di entrare nel loop delle diete, sempre più rigide e sempre meno efficaci.
Cosa ne rimane della mente?
Riprendo le parole del Prof. Dalle Grave, medico nutrizionista, psicoterapeuta ed esperto di DCA, descrivendo la dieta keto come “la dieta della falsa speranza”.
“…La falsa speranza di chi segue le diete estreme a basso contenuto di carboidrati promosse dall’industria della dieta riflette il desiderio di credere che si può ottenere ciò che si desidera: le false speranze si sviluppano, infatti, perché le persone vogliono credere ad esse.”
Cosa dico alle mie pazienti PCOS
Mi metto nei panni di una donna a cui è stata diagnosticata la PCOS, già molto turbata e stressata per la sindrome, e penso a come possa reagire al pensiero di dover evitare quasi tutti i carboidrati per il resto della sua vita. Non è così.
Non pensare che se hai la PCOS allora la tua vita sarà di privazioni e di diete restrittive tali da impedirti di vivere una vita sociale normale e di avere una sano rapporto con il cibo. Le tecniche dietetiche sono molte e ci sono molti modi efficaci per spegnere la produzione di insulina senza togliere gli alimenti buoni e che ti piacciono.
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