Stop all’ansia da concepimento

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Quando si decide di avere un bambino e ci si sente pronte a diventare madri, la gioia e l’entusiasmo possono essere molto grandi. Qualche volta è un passo che abbiamo dovuto rimandare per tanto tempo, nostro malgrado, perché le circostanze della vita non erano favorevoli. Ora che si è pronte, è facile cadere nell’ingenuità di aspettarsi che capiti subito. L’attesa diventa impazienza, poi frustrazione infine scoramento.

E’ enorme la delusione che ci coglie ogni qual volta lo stick ci fornisce un responso negativo. Ci guardiamo intorno e ci pare di vedere solo donne incinte: anche le star sono improvvisamente in dolce attesa! Il desiderio lascia spazio piuttosto velocemente all’ansia, che ha proprio un nome specifico: “ansia da concepimento”. Lo stato d’animo leggero e fiducioso che ci ha pervase per i primi due – tre mesi si dissolve velocemente come neve al sole. Si innesta un rimugino costante incentrato sulla paura di non riuscire ad avere figli, una ruminazione a carattere ossessivo che si insinua subdolamente ma che può arrivare davvero a compromettere la serenità ed il funzionamento normale della vita. Dapprima prevalgono i dubbi ma dal momento che la PCOS può determinare una riduzione della fertilità, il passo ai sensi di colpa è assai breve: niente più dubbi la causa siamo noi. I pensieri si fanno cupi e non è raro che l’umore ne risenta in maniera piuttosto stabile: si perde il sorriso, aumentano nervosismo ed irritabilità, si può diventare facili al pianto. Ci si sente sbagliate, sfortunate. Qualcuna si sente “rotta”, terribilmente ferita nel profondo proprio perché bloccata in una funzione psicologicamente ma anche socialmente così significativa per la donna. Qualcuna sente smarrito il senso della propria vita, o della propria coppia.

Le reazioni comportamentali all’ansia per la gravidanza che si fa attendere prevedono generalmente una prima fase in cui si cerca in ogni modo di facilitare il concepimento: dal momento che esistono degli ausili per calcolare i giorni statisticamente più fertili ma anche certe raccomandazioni salutistiche (riguardanti la dieta e l’attività fisica) o tecniche (l’agopuntura, la fecondazione assistita) la donna si concentra su tutto quello che può offrire un aiuto pratico alla realizzazione dei desideri della coppia. l’attenzione si focalizza pertanto sul risultato e tutto viene subordinato (… sacrificato?) al raggiungimento dell’obiettivo. A pensarci bene, avere un bambino diventa così dentro la nostra psiche una sorta di “missione”, che risucchia ogni pensiero ed ogni energia. Che può estenuare il menage, spegnere addirittura il desiderio sessuale, sopprimere spontaneità e gioco. Erodere l’intimità fra i partner. A questo fase segue quella della rassegnazione, della perdita della speranza, e col passare dei mesi possono subentrare forme più o meno subdole di depressione: le donne affrante, avvilite, qualche volta arrabbiate, umiliate possono arrivare persino a rifiutare il partner, a mettere in crisi la relazione, scambiando il dolore per disamoramento del partner. Provano vergogna, si chiudono all’amore, quasi si puniscono sentendosi le uniche responsabili della sciagura che investe se stesse e l’altro, rovinandogli la vita. I tentativi del partner di scuoterle possono persino aggravare il disagio: gli uomini qualche volta non misurano con precisione lo stato di angoscia della donna, cercano di minimizzare oppure si mostrano irritati.

In generale chi sta intorno la coppia non riesce proprio ad avere una funzione di sostegno e contenimento, anzi, finisce per aumentare l’ansia o insinuare, senza volerlo, ulteriori elementi di colpevolizzazione: moltissime persone si sentono autorizzate a domandare alle coppie giovani per quale motivo ancora non hanno figli. E chi è al corrente della spinosa attesa non perde l’occasione di ripetere che “bisogna stare tranquille, perché se ci pensi troppo non rimani incinta”.

Cominciamo col dire che purtroppo l’essere serene non garantisce di per sé l’instaurarsi di una gravidanza, ma certo crea un clima di armonia favorevole all’amore ed alle sue manifestazioni. La tensione nervosa, la preoccupazione costante che diventa angoscia, un umore polarizzato sulla tristezza ed il senso di fallimento non rimangono solo sentimenti, stati d’animo e vissuti ma si riverberano sull’assetto fisiologico, tramite cascate ormonali e neurotrasmettitoriali, che alterano l’equilibrio dei sistemi. È quello che comunemente chiamiamo “stress”, dove al disagio psicologico si affianca un correlato biologico. Con interferenze anche sul delicato sistema del ciclo femminile.

L’ “ansia da concepimento” può diventare una sorta di blocco interiore, una situazione emotiva nella donna e nella coppia, un disagio che si allarga dalla mente al corpo. Fino ad interferire veramente con il concepimento. Convogliare ogni pensiero della giornata sulla “volontà di maternità” può originare un blocco psicogeno. Ecco perché moltissime coppie vivono la gravidanza quando abbandonano l’ossessione di fare figli, in qualche modo si rassegnano e fanno pace con l’idea che diventare genitori sia una delle possibilità della vita e non il destino automatico di ogni coppia. Allora si concentrano sulla qualità della loro vita personale  e di coppia, investendo nella felicità che è possibile vivere ogni giorno. Costruiscono allora uno stato di benessere tale da rilassare la mente ed il corpo, finché la fisiologia può fare il proprio corso naturale. Trasformare l’incontro sessuale in un “lavoro” finisce per logorare la relazione, mette a dura prova la soddisfazione non solo fisica. Il letto deve poter rimanere uno spazio sacro di incontro, di comunione e comunicazione profonda, di consolazione e divertimento: libero dagli affanni del quotidiano, da  aspettative di performance e di risultato. Capace di generare senso, piacere e soddisfazione di per sé. Certo non possiamo imporci la serenità: qualche volta il dolore ci sommerge e si smarrisce l’equilibrio. Non possiamo chiederci di “essere tranquille” quando ci sta capitando qualcosa che ci scuote così intimamente: ma possiamo essere accompagnate ad attraversare un’esperienza difficile nel migliore dei modi. Qualche volta chiedere aiuto fa la differenza tra sentirsi perdute e disperate e ritrovare la forza di vivere la propria vita. In una coppia che si ama.

È bene sempre ricordare comunque che non tutti i problemi (anche di salute) sono costantemente imputabili alla PCOS: di volta in volta si deve ascoltare il sintomo, interrogarlo e correttamente indagarlo per collegarlo alla sua giusta origine. Soltanto il 20% delle sterilità riscontrate nelle coppie è infatti imputabile a problematiche organiche: la restante quota origina dalla dimensione psicologica. La PCOS non è una condanna inappellabile all’infelicità: può essere un fattore ostacolante, ma non lo è in termini assoluti ed automatici. Rivolgiti agli specialisti, non masticare dolore, colpa e vergogna, rabbia in solitudine. Possiamo aiutarti. Ti meriti di capirti e di essere capita e di stare meglio.

Autore: Barbara Alessio

Mi chiamo Barbara e sono una psicologa psicoterapeuta psicodiagnosta. Da quasi 25 anni accompagno le persone in percorsi di crescita, cura, sviluppo. Parlo alle donne per aiutarle nel loro cammino, per non lasciarle sole, per ascoltarle, sostenerle, sciogliere i loro dolori e spronarle a prendere in mano la loro vita e la loro salute. Psicologa con iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Piemonte n. 1839.

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