Fate fatica a stare sole? Avete sempre bisogno di qualcuno accanto? Non riuscite a portare avanti i vostri propositi se non siete in compagnia di qualcuno? Vi crea ansia la solitudine? Ebbene: è arrivato il momento di riflettere su questa speciale difficoltà. Perché la paura di restare sole è legata alla mancanza di sicurezza interiore, nasconde angosce molto profonde ma può portare a difendersi attraverso l’instaurarsi di molteplici dipendenze, da quelle affettive a quelle alimentari.
Molte pazienti mi dicono “da sola non esco, mi annoio, non mi piace e non ne ho voglia” oppure “non riesco a seguire una dieta né a fare sport perché sono da sola” fino al fatidico “eh sì, i momenti in cui mi abbuffo sono quelli in cui rimango da sola in casa”. Molte accettano la cosa come fatto naturale, come una caratteristica del carattere o come un elemento di scarsa importanza: ma non lo è affatto.
È un indicatore preciso e puntuale del senso di sicurezza in se stessi, dell’autonomia della persona, della sua capacità di utilizzare bene le risorse personali per mandare a segno scopi, obiettivi e progetti. La capacità di stare soli è alla base del senso di sicurezza, della capacità di mantenere calma e lucidità anche quando gli stimoli e gli eventi intorno sono disturbanti, di sentirsi completi senza dover dipendere da persone, cose, sostanze con effetti psicotropi (farmaci, alcool, droghe), cibo. Permette la forza di prendersi cura di sé con costanza. Eppure molte donne vivono lo stato di solitudine e silenzio con grande angoscia, in modo negativo e deprimente, quasi la prova del loro fallimento di successo sociale ed interpersonale. La solitudine non è un ristoro ma uno stato di privazione, quasi una mutilazione: ci si sente a metà, dolorosamente fallate, incomplete, insicure ed incapaci, non degne di amore.
L’essere sole viene vissuto come una voragine interiore, un vuoto che bisogna subito colmare: farlo col cibo diventa molto facile, è sempre a disposizione e soprattutto se è ricco di grassi, zuccheri e carboidrati, molto morbido e gustoso, proprio per queste sue caratteristiche diventa fonte di immediato sollievo e compensazione. Con tutti i danni che ne derivano, su salute fisica e psichica. Il circolo della dipendenza si instaura velocemente.
Oppure si cerca la compagnia di chicchessia, anche se i rapporti ci risultano mediocri e di fatto insoddisfacenti; si diventa ossessive nel controllare i messaggi ed i post sui social, si chatta in continuazione, perennemente in connessione con qualcuno, si accende sempre la tv perché si fugge il silenzio. Se non si è capaci di stare sole moltissime esperienze ci sono precluse, soprattutto se si è introverse o timide, se gli impegni non consentono di frequentare facilmente altre persone o se siamo single: tutto per l’avversione al rimanere sole con se stesse. La sensazione di vuoto fa davvero paura… ma alla radice stanno la mancanza di autonomia e la dipendenza, il bisogno di trovare rassicurazioni e conferme nell’attenzione e nel sostegno di qualcun altro. Tutte problematiche legate ai destini dei legami con i genitori.
Solo se siamo cresciute in un ambiente sufficientemente benevolo e tranquillo, protettivo, se abbiamo fatto esperienze infantili di accudimento, conforto e amorevolezza costante, grazie ad una madre responsiva, sintonica, e sollecita, capace di interpretare e soddisfare i bisogni possiamo porre le basi per quella sicurezza interiore necessaria a tollerare la solitudine, il dialogo interiore, il silenzio tranquillo senza provare sensazioni soffocanti di disorientamento ed angoscia. Alla base dell’angoscia della solitudine stanno vicende dolorose, e molte persone hanno bisogno di un percorso psicoterapeutico per risolverla.
Dall’incapacità di stare sole derivano la costrizione della dipendenza dagli altri, l’impossibilità del dialogo interiore, dell’ascolto di sé, del contatto con la voce autentica. Con i desideri veri. Solo nella solitudine e nella calma del silenzio posso esplorare la mia interiorità, capire chi sono davvero, sondare i miei limiti ma anche affondare a piene mani nelle mie energie. E’ li che prendo la forza di far fronte ad impegni e sfide, la lucidità per fare delle scelte, la spinta a decidere, la tenacia di non mollare. È fondamentale chiedersi di allenarsi all’ascolto dei propri bisogni, imparando l’arte del sapersi consolare apprezzando l’intimo contatto con il Sé. Che richiede vuoto e silenzio. Non possiamo continuamente delegare agli altri la soddisfazione dei bisogni, la gratificazione e l’accudimento o non saremo mai in equilibrio, non avremo mai potere personale, nemmeno su noi stesse.
Il timone e la guida saranno sempre affidati a qualcun altro, e ci sentiremo sempre in balia, sperse, incapaci, insicure ed incomplete. Stare sole ci consente di trovare la centratura all’interno di noi, per mettere a fuoco gli scopi e concentrare le energie per raggiungerli. Ognuno desidera sentirsi completo ed appagato ma gli spetta il compito di capire come esserlo senza cercare fuori di sé ciò che può assicurare tale soddisfazione. L’angoscia della solitudine si scioglie solo attraverso la riconnessione con il Sé, la parte profonda autentica e creativa, la voce interiore. Si fronteggia aumentando la sicurezza, la capacità di tollerare il disagio emotivo prendendosi cura in autonomia della nostra fragilità.
Così ci libereremo dalle dipendenze. Così riusciremo a sostenere una dieta e il cambiamento dello stile di vita che la cura della PCOS mi chiede, a fare attività fisica con costanza, a curarmi con determinazione.
Come iniziare? Farsi coraggio ed andare in centro a fare una passeggiata: certo, da sola! Con un libro ed una rivista, cercando un bel localino dove sedersi, assaporare il tempo, osservare gli altri, lasciarsi intrigare dai nostri pensieri, magari scriverli su un diario segreto (non su un social!!!!). prendere il cane ed andare al parco; andare al cinema o entrare in una biblioteca e curiosare; andare a nuotare, a correre; dedicarsi un ingresso ad una SPA. Sedersi sul terrazzo e guardarsi intorno. Andare a colazione, pranzo o cena fuori. Da sole, sì.
Nessuno potrà mai privarmi delle mie conquiste interiori. Investire nella crescita personale, nello sviluppo, nell’accrescimento della maturità affettiva è un bottino prezioso, che garantisce salute fisica ed emozionale. La solitudine non è il nostro peggior nemico, non è una sfortuna: se la relazione interpersonale ci arricchisce, per rappresentare davvero un allargamento degli orizzonti non deve configurarsi nell’ambito della dipendenza. O non sarò mai libera, non scoprirò mai chi sono davvero, non farò esperienza autentica di me e degli altri, vivrò sempre nella paura. Difficilmente raggiungerò i miei obiettivi. Se investo in me stessa, sarò sempre più ricca.