Saziati di gioia

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So che a qualcuno sembrerà sciocco ma… se vogliamo davvero combattere il sovrappeso e mantenere forma e salute dobbiamo ridere. Proprio così: dobbiamo ridere e divertirci. E non si tratta di un concetto derivante dalla filosofia del “vogliamoci tutti bene” né un derivato moderno del tradizionale “ridi che ti passa”. Si tratta piuttosto di procedere ad una realistica valutazione di come passiamo la nostra vita, di quanto spazio diamo alla gratificazione ed alla soddisfazione, alla gioia. Perché se non mordiamo la vita, passeremo il tempo a divorare il cibo.

Seguendo da tempo le donne che si rivolgono a noi per affrontare una dieta, mi imbatto ben presto nell’analisi dello stile di vita, dal momento che ciò che ci si propone è la ricerca di un modello di alimentazione responsabile che si sostituisca all’utilizzo del cibo come sistema fondamentale di regolazione del tono dell’umore. In questo percorso sappiamo essere fondamentale un programma dietetico personalizzato e specialistico, lo strutturarsi di buone abitudini alimentari e l’adozione di uno stile di vita in grado di custodire la salute. È facilmente intuibile perché il cambiamento del modo in cui viviamo debba prevedere l’integrazione dell’attività fisica: un po’ dappertutto leggiamo e sentiamo dire che la sedentarietà ammala. In altri articoli ci siamo dilungate sugli innumerevoli benefici che l’attività motoria assicura al corpo ed alla mente. Ma non è tutto qui: cambiare stile di vita prevede la riflessione sul modo in cui spendiamo le nostre energie, su come decidiamo di passare il tempo, su quali siano le priorità. Significa ragionare sul modo in cui governiamo le risorse, i bisogni, i desideri. Su quale spazio ci permettiamo alla ricerca della soddisfazione e della gioia di vivere.

Le donne hanno spesso le giornate completamente saturate da impegni e obblighi, legati non tanto al lavoro(quelli li hanno tutti i lavoratori un po’ indipendentemente da ruolo e funzione occupati) quanto piuttosto alle attività di gestione e cura della casa, della famiglia e del parentado. Il ritmo è forsennato ed i momenti di riposo, relax e benessere sono molto sacrificati, non di rado praticamente eliminati. Ancora oggi le donne si accollano interamente la responsabilità dell’andamento domestico, delle faccende di pulizia, spesa e cucina; seguono la vita scolastica e sportiva dei figli e magari assistono gli anziani. L’accento è spostato sulla “doverizzazione”, un atteggiamento mentale che comporta l’obbligo interiore di assolvere a compiti, risultati e doveri non perché scelti ma perché vissuti come assolutamente irrinunciabili. In maniera acritica assumiamo dunque tutta una serie di compiti senza mai chiederci se davvero sono necessari, se non siano rimandabili o delegabili. È attivo un senso del dovere abnorme, in realtà nevrotico, che spinge ad un modello di comportamento che nelle donne spesso diventa la cifra dell’esistenza: lo stile di vita.Un affastellarsi senza respiro di obblighi irrazionalmente vissuti come inderogabili, che vanno assolti pena un senso di ansia intollerabile ed un senso di colpa e fallimento molto pesanti. Ti riconosci?

La “doverizzazione” è irrazionale, poco connessa alle esigenze obiettive della realtà. Diamo retta a tutti questi “devo” senza vie di uscita. Siamo schiacciate da schemi che risalgono alla nostra educazione, alle tradizioni, alle abitudini della famiglia di origine. Che poco hanno a che fare con scelte e abitudini di oggi, ma che ci sentiamo in obbligo di ottemperare, sotto il giudizio implacabile di un giudice interiore. Che ci nega libertà, autonomia. Ma abbiamo il potere di scegliere se inchinarci ancora a questi automatismi o se liberarcene alla ricerca del nostro personale modo di essere.

Il punto nodale è il “troppo” ed il fatto che la struttura delle azioni è agita automaticamente ed assunta di peso sulle proprie spalle: se ne avverte la fatica ma pensare di mollare è insostenibile. Rientrano in questo schema le pulizie coatte ed ossessive (ogni giorno i pavimenti, le ante della cucina, i sanitari) le telefonate ogni poche ore ai famigliari, l’essere completamente a disposizione di ogni richiesta dei figli, il vicariare incombenze di altri. Per molte mariti, figli e fratelli non sono adulti con cui condividere le diverse attività che la vita ci richiede nella sua quotidianità: le donne “preparano” agli altri quello che serve. Il risultato è che la loro vita è assorbita da una miriade di doveri (che peraltro altri dovrebbero autonomamente compiere), senza più ossigeno per il loro “piacere”. Non stupisce che in questo regime il cibo, soprattutto se dolce e molle, diventi uno sfogo psicologicamente sentito come vitale perché rimane l’unica consolazione, il riparo segreto. E non stupisce che diventi molto difficile fare una dieta.

Se devi adottare un nuovo regime alimentare devi necessariamente fermarti a riflettere su quale funzioni oggi rivesta il cibo della tua vita. Se assolve a compiti compensatori, se è un rifugio ed una valvola di sfogo, non resta che onestamente riconoscere che qualcosa nella tua vita manca. Qualcosa di fondamentale. Qualcosa di vitale. Andare a precipizio da un compito ad un altro, da un impegno al successivo comprime ed esaurisce nel “dovere” la tua spinta vita. Ecco perché decidere di fare la dieta o finalmente di curare la PCOS può rappresentare un’occasione preziosa e formidabile di guarire l’intera tua vita. Non solo il mezzo per dimagrire o contrastare i sintomi della sindrome…

Consumi cibo per consolarti? Per dimenticare il senso di inutilità o di frustrazione? La rabbia per essere sfinita dalle richieste di tutti alle quali non riesci a sottrarti? Se hai deciso di occuparti di te, beh, devi andare fino in fondo. Devi sapere che cambiare stile di vita significherà “trovare il tempo per te”: per fare attività fisica e per fare ciò che ti piace. Ciò che è in grado di nutrirti e di riempirti di soddisfazione, di gratificarti nel profondo. Di divertirti. Di ridere.

Se ti impegnerai a mordere la vita e a trovare i nutrimenti fondamentali per le tue esigenze emotive, affettive e psicologiche allora riuscirai ad abbandonare l’uso del cibo come compensazione.Devi legittimarti momenti di divertimento: perché la gioia è cibo per la mente e per il copro. Abbassa i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress, che alla lunga produce molti danni a tutti i nostri sistemi biologici, correlando con l’accentuazione dei sintomi della PCOS), migliora le prestazioni cognitive, rilassa la tensione muscolare. Devi ridere, stare con persone che ti fanno stare bene, ballare, lasciarti andare alla gioia. Dedica del tempo a te stessa. Soprattutto: divertiti. Sei abituata ad anteporre i bisogni degli altri? Ecco: allora quello è il tuo principale problema. Impara a trattare te stessa almeno come tratti gli altri. Non aspettare altro tempo. Mordi la vita. Se qualcuno intorno a te si lamenta… dai la colpa a me!

Autore: Barbara Alessio

Mi chiamo Barbara e sono una psicologa psicoterapeuta psicodiagnosta. Da quasi 25 anni accompagno le persone in percorsi di crescita, cura, sviluppo. Parlo alle donne per aiutarle nel loro cammino, per non lasciarle sole, per ascoltarle, sostenerle, sciogliere i loro dolori e spronarle a prendere in mano la loro vita e la loro salute. Psicologa con iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Piemonte n. 1839.