La maggioranza delle donne con PCOS ha amenorrea (definita “secondaria”, poiché la primaria riguarda un ritardo del menarca) o mestruazioni irregolari (oligomenorrea). Anche se questi sintomi sono collegati ai disordini ormonali dell’ovaio policistico, è importante una delicata ed approfondita riflessione sulla sfera psicologica della donna, proprio per l’enorme valenza che le mestruazioni rivestono per la femminilità in termini di funzione, significato, impatto e simbolo. L’amenorrea può offrire elementi di comprensione proprio sulle cause psicologiche alla base dell’insorgenza della PCOS stessa.
Da un punto di vista biologico e simbolico, psicologico ma anche concreto, l’accesso alla dimensione del “diventare donna” è sancito dal menarca, cioè dall’inizio delle mestruazioni. Il ciclo mestruale ci accompagna lungo un arco di vita molto lungo ed ha una valenza psichica molto profonda perché ci permette di accedere alla fertilità, di rimanere in contatto con i ritmi ancestrali della natura. Prima si è tutti “bambini” e non ci sono differenze con i maschi: le mestruazioni ci fanno entrare in contatto invece con il nostro essere femmina. Si diviene infatti donne, capaci di generare una nuova vita, si diventa uguali al corpo della donna che ci ha partorito, con la possibilità ma anche con il compito evolutivo di essere simile a lei. Il sanguinamento però ci mette simbolicamente in contatto anche con il “sacrificio”: in effetti lo sfaldamento dell’utero (perché in questo consiste la perdita di sangue) è il sacrifico della nostra energia vitale che ogni mese facciamo, di quell’energia che prima abbiamo impiegato per “allestire” l’utero e renderlo propizio e pronto ad accogliere un eventuale ovulo fecondato. Ogni mese la donna compie questo lavoro, per larga parte della sua vita: prepara il suo nido e poi lo ripulisce, lo smantella, si purifica per poi prontamente ricominciare l’allestimento. E’ un ritmo che la natura ha salvaguardato anche se è molto anti-economico: solo noi esseri umani lo facciamo ogni mese mentre tutte le altre femmine dei mammiferi solo in alcuni momenti dell’anno. Noi donne ci alleniamo tutta la vita a questa costante disponibilità e capacità dativa, di essere al servizio, di “essere nido”. E’ dunque questa l’essenza profonda della nostra femminilità. Ecco che a livello psichico le mestruazioni ci portano in contatto proprio con la nostra essenza femminile ma chiamano anche in causa il rapporto che abbiamo avuto con la nostra mamma, perché diventando donna ci rispecchiamo in lei. Il flusso ci riporta concretamente al nostro mistero, a ciò che siamo intimamente, al nostro compito e alle nostre funzioni, al legame con tutte le antenate: il corpo segretamente ed in maniera quasi magica ed oscura compie il suo rito ciclico mensile. A differenza del maschile, noi donne abbiamo un ritmo, che si impone, che prevede un accudimento particolare. Non siamo identiche tutti i giorni.
In quest’ottica, l’amenorrea è un arresto dell’energia femminile, una sua stasi, un ristagno dove la donna retrocede ad una fase quasi infantile, quasi maschile, uscendo dal ciclo. Non permette più il grande lavoro dell’allestimento uterino, come se dovesse riservare le proprie energie ad altri compiti: infatti le mestruazioni si bloccano anche in caso di forti stress o per importanti lutti, anche per viaggi impegnativi, quando cioè la donna deve richiamare le proprie energie psicofisiche.
Che cosa può indicarci dal punto di vista psicologico? Forse proprio un ridirezionamento delle proprie energie su compiti diversi da quelli squisitamente femminili della generazione, della datività, dell’essere a disposizione in maniera incondizionata. Il blocco mette a riposo dal ciclo naturale, riporta ad una situazione antecedente, dove si era ancora soprattutto oggetto di amore (si era bambine, piccole) e non si era ancora chiamate a dispensarne come compito primario. Forse non ci si sente ancora pronte a essere madri, si ha ancora bisogno di essere completamente al centro dell’attenzione e dell’amore dell’altro, di essere in posizione di ricevere perché “affamate di amore” e non ancora capaci di farsi un po’ da parte per dedicarsi invece ai bisogni del proprio cucciolo. Si può pensare che l’amenorrea costituisca il segno di una paura inconscia della maternità: forse un non sentirsi all’altezza, un non sentirsi sicure nel ruolo o magari nella situazione particolare di vita, che si vive come instabile ed incerta, minacciosa. Può nascondere la paura dell’incontro col maschile, il timore di abbandonarsi completamente all’altro. Qualche volta il sintomo è invece legato ad un rapporto problematico con la propria madre, che nell’età adulta si manifesta poi con la difficoltà di “diventare madre” per paura di essere come lei, di fare gli stessi errori, o di ripercorrere magari i suoi stessi dolori.
L’arresto delle mestruazioni insomma ci suggerisce di riflettere sul rapporto che abbiamo con la nostra femminilità. Pensando anche al nostro stile di vita, dal momento che i ritmi della professione e del mondo del lavoro e l’avvicendarsi serrato degli impegni e delle attività pretendono di annullare la naturale ciclicità della donna, chiedendole frenesia costante ed una capacità di performance senza respiro, cercando di annullare lo spazio del “sentire”, le sfumature emotive, l’ascolto di sé cioè tutte quelle capacità proprio peculiari del nostro essere donne. Non è raro che la donna senta una pressione alla competizione, all’azzeramento della componenti del sentimento e delle emozioni: spesso ci si sente dire che sul lavoro non bisogna essere emotive, non si deve far pesare l’essere donna perché si è chiesta la parità e dunque non esistono delle differenze. Questo fraintendimento dell’uguaglianza è frutto di pregiudizi e di una cultura in realtà profondamente sessista e misogina, che non permette l’espressione della propria peculiarità. Le mestruazioni richiedono invece un piccolo tempo di rallentamento, di ripiegamento e di ascolto di sé, di tranquillo riposo e dunque riflessione. L’inconscia sensazione di inadeguatezza, il timore di non essere all’altezza, di non riuscire a dimostrare il proprio valore possono così spingere il corpo nella medesima direzione, cioè proprio nel blocco della femminilità. E se la PCOS avesse proprio questi significati?
Se le mestruazioni scompaiono, è bene ascoltare il corpo, interrogarlo, prendersi cura di sé e ri-orientarsi. La saggezza del corpo è profonda: quello che si manifesta come sintomo e come problema contiene già in nuce la soluzione! Se alla radice sta infatti un rapporto delicato con la femminilità, il dedicare attenzione proprio a tutte quelle che sono le funzioni specifiche del proprio genere costituisce proprio la corretta terapia. È infatti un ascolto, un dare attenzione, un esplorare il tema femminile alla ricerca dello sblocco, dello sviluppo di quanto è fragile e sofferente. Nulla infatti è perduto: l’arresto delle mestruazioni non significa infatti la perdita delle nostre funzioni né lo spegnersi della nostra speciale energia femminile. Il corpo non disimpara: ciò che ristagna può ripartire, dedicando quelle attenzioni e quella cura di cui ha bisogno. Il sintomo, insomma, è una richiesta di attenzione, una specie di spia che segnala precisamente dove sta il problema. Questo permette di andare ad intervenire esattamente dove ce n’è bisogno! A patto che tu ti metta veramente in ascolto di te stessa, facendoti aiutare. Per far ripartire il tuo circolo vitale, per generare un nuovo ciclo di vita. In tutti i sensi.
Vi avessi conosciuto da adolescente. Ripeto, vi avessi conosciuto da adolescente. Sentivo che c’era di più. Grazie per quello che fate.
Grazie per la fiducia, Dani!
Siamo contente che tu sia tra noi e… meglio tardi che mai 😉
Purtroppo, come probabilmente sai per esperienza, c’è poca informazione e sensibilità sulla PCOS: ecco perché questo nostro spazio web vuole essere un punto di incontro per chi ne soffre. Per diffondere informazioni, supporto e conoscenza e aiutare le donne a gestire la propria Sindrome dell’Ovaio Policistico.