Che paura la gravidanza

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Che bello, sono incinta!!! Mhm … però a pensarci bene che paura. Sarebbe bello vivere la gravidanza con spensieratezza e buon umore, ma a dirla tutta capita a poche. In realtà  sono moltissimi i timori che cominciano a girare vorticosamente nella mente quando si comincia ad accarezzare l’idea di avere un bambino. Tralasciando quelli che riguardano la sicurezza materiale ed il poter contare sull’aiuto di qualche famigliare, certamente piuttosto assillanti sono quelli che riguardano i cambiamenti del corpo. Che sono vistosi e, soprattutto, incontrollati. E da un punto di vista psicologico, piuttosto impegnativi da fronteggiare. 

Fino a non molto tempo fa, la maternità arrivava nella vita di una donna in una fase molto precoce della sua esistenza, praticamente appena si affacciava all’eta adulta. Tappa mai problematizzata, considerata a tutti gli effetti automatica, veniva affrontata alla stregua di qualunque altro evento canonico, senza pensarci troppo. Nessuna si chiedeva (o meglio, ben poche se lo potevano permettere) o le veniva chiesto se era quello che davvero desiderava. Perché si faceva così, era quello che tutti si attendevano e che venivamo in qualche modo addestrate a desiderare. Oggi non è più così: noi donne siamo un poco più libere nel chiederci se la maternità fa parte o meno del nostro progetto di vita. Anzi, è una domanda che possiamo rimandare per alcuni anni, e cambiare risposta più volte. E di fatto tendiamo a diventare madri in un’età certamente più avanzata di quella alla quale lo sono diventate le nostre madri e nonne. In un contesto culturale completamente differente, dove le aspettative individuali, i desideri  di realizzazione ed i progetti coltivati riguardano svariati campi dell’esistenza e non solo l’orizzonte della genitorialità.

Possiamo scegliere ma sentiamo che la posta in gioco è diventata più alta. Ovvero che l’arrivo di un figlio, per quando desiderato e gioioso, spariglia irrevocabilmente le carte, rimescola tutto e rivoluziona la vita che fino a quel momento si era condotta. Eh lo so. Siamo abituate a sentire parlare della gravidanza sempre in modo molto romantico e sognante: diventare madre è sicuramente un’esperienza che ci apre ad infinite e meravigliose possibilità e soddisfazioni ma questo non significa che se ne debbano negare le criticità e gli aspetti faticosi. Perché è proprio la retorica del bebè roseo e gorgogliante che sorride alla sua mamma a portare le donne  a tacere in merito alle proprie paure ed ambivalenze. Lasciandole sole con le loro angosce, alle prese con la sensazione di essere dei mostri. Facendole sentire colpevoli ed allontanandole così dalla possibilità di capirsi, di essere comprese e soprattutto di ricevere aiuto. Pertanto cominciamo da qui: tutte abbiamo paura della gravidanza. E tutte viviamo momenti nella giornata o nella settimana in cui sentiamo il peso di essere madri e non lo sopportiamo più. Tutte abbiamo paura di perdere autonomia, e libertà. E di non essere all’altezza.

La gravidanza è una fase delicatissima dell’esistenza: il corpo cambia in maniera repentina ed incontrollata. Quasi lo sentiamo “vivere di vita propria”, ce ne sentiamo quasi dissociate. Nella sua saggezza sa quello che deve fare e lo fa, inesorabilmente! E noi non siamo più quelle di prima: a volte realizziamo che non lo saremo mai più, quelle di prima. La paura di diventare sformate e brutte è molto diffusa nelle donne. Ma è bene che affrontiamo questo argomento rendendoci anche conto di quanto siamo suggestionate dai valori del capitalismo, del patriarcato e del maschilismo, dell’impero della razionalità e della tecnica. Siete pronte? vi devo confidare che non diventerete brutte, semmai, molto più potenti.

Il corpo delle donne è forte. Fortissimo. È un crogiolo portentoso e misterioso talmente potente da aver costretto tutte le culture, da 5000 anni a questa parte, a negarne la portata definendo la femmina sempre inferiore, impura, debole. La femmina muove l’energia del desiderio erotico ed è capace di fare i bambini. Coppa prodigiosa dove un’anima si incarna, perché lei rende possibile la fecondazione e poi nel buio del suo ventre, cellula dopo cellula, partecipa della costruzione di un nuovo individuo, fino a darlo alla luce. Nel breve volgere di nove mesi, il nostro corpo si trasforma secondo modalità agli uomini precluse e sconosciute, in fin dei conti facendo l’unica operazione che in natura non è replicabile da nessun altro né da alcuna macchina: fare i bambini. Che per gli animali è istintivo, ma per noi donne è diventato complesso ed ambivalente, contraddittorio, proprio a causa del nostro allontanamento dal sapere del corpo. Il corpo è saggio, non dobbiamo per fortuna essere noi a dirgli cosa deve fare. Ed il primo insegnamento che la gravidanza ci porta è proprio quello del buio e dell’interiorità: lascia che il copro usi il suo antichissimo sapere ed occupati delle tue emozioni, delle sensazioni, delle fantasie. Riposati, nutriti bene, senti che energia ti attraversa. 

La gravidanza è un periodo straordinario che ci insegna moltissimo: il valore dell’attesa, innanzi tutto, che non è perdita di tempo o improduttività ma rispetto del dispiegarsi di un processo, che non è un evento singolo ma una concatenazione delicata e complessa di fasi, tutte da presidiare e curare se si vuole arrivare ad un risultato. La modernità prevede solo il “tutto e subito”, che male si addice alle cose importanti della vita e che oramai solo noi donne possiamo insegnare.

Poi ci insegna la concretezza della fiducia: che non è un sentimento o la fede ingenua in quello che qualcun altro ci può raccontare ma la capacità di vivere la soddisfazione per i piccoli passi che ogni giorno ci avvicinano alla meta, sapendo che la direzione è intrapresa e tutto quello che c’è da fare è seguire la rotta, non importa cosa si incontra sul cammino. Il corpo ci insegna che alla vita è funzionale ciò che è utile alla salute, non tanto ciò che ci piace o ciò di cui abbiamo voglia.

Il corpo gravido non è sformato e non è brutto: tutti gli organi, tutte le cellule della madre lavorano per due. Senza paura. Senza incertezze circa il riuscire a farcela. Il corpo è sapiente e previdente: si attrezza non solo per i bisogni del feto e par l’impegni del parto ma è già pronto per l’allattamento e per l’”handling”, quella delicatissima funzione di coccole, abbracci, consolazione che è fisica ma anche psicologica e che si produce attraverso il tenete in braccio il neonato. 

La gravidanza è un’occasione formidabile per rientrare in contatto con l’energia specifica del femminile, per riavvicinarci alla saggezza del corpo. Che va guardato con meraviglia e gratitudine. Perché sa quello che deve fare. E sa che le forme di cui una madre ed il suo cucciolo hanno bisogno non possono essere quelle delle fasi di vita precedenti. Il corpo è forte: sa che deve sopportare fatica, accogliere fra le braccia, nutrire dal seno, alzare pesi. A tutto questo dobbiamo pensare quando lo guardiamo: guardiamoci allo specchio ringraziandolo perché è meglio della divisa di un supereroe!

Dopo il parto il corpo sa che non può “tornare a prima” perché ora ha un mucchio di cose da fare. Smettiamola di chiedere di “diventare magre”: torneremo in forma assecondando la fisiologia e la psicologia della maternità. Gentilmente, amorevolmente: accompagnando il processo, come fa una madre. Il corpo sa che ci va del tempo per entrare nel nuovo ruolo e che ci sono molte funzioni inedite da imparare. E si organizza.

Sa che per circa sei mesi madre e figlio sono legati da un rapporto simbiotico, una fase delicata per la formazione della personalità e della salute psicofisica del neonato. Una fase anche preziosa per la madre, che entra in una nuova dimensione, si apre a capacità fino a quel momento mai usate, a sensazioni potenti che nascono dalla carne, vivendo un’esperienza psicofisica straordinaria. Tutte le energie fisiche e mentali convergono in quello. Anche la legge tutela le lavoratrici, riconoscendo finalmente grande dignità a questa finestra temporale. Ecco perché generalmente perdiamo con lentezza le fattezze che avevamo assunto in gravidanza. Stiamo facendo un’altra gestazione, molto più psichica e tuttavia supportata dal corpo. Il corpo vigoroso che ha gestito la gravidanza ora sostiene le fatiche di occuparsi di un neonato. 

Il corpo in gravidanza si riempie e poi dopo il parto si svuota. Ed abbiamo tutte paure di diventare brutte. Dimenticando quanto il nostro corpo sia forte. E capace. Quanto sia a servizio della nostra vita. Diventare madri non è solo avere un figlio: è imparare a vederci per quello che siamo. Ad entrare in contatto col nostro potere. Che come ogni potere implica la responsabilità di gestirlo. La maternità ci chiede di imparare ad avere cura: non solo dei figli ma anche di noi stesse. Ci insegna a diventare madri di noi stesse. A stare in guardia dalle mode che ci impongono corpi finti. Ci insegna che i gesti della cura devono essere continui, che dobbiamo cercare il meglio non solo per la nostra famiglia ma anche per noi stesse. Il nostro corpo forte ci accompagnerà in ogni stagione della vita e rimarrà bello se lo sapremo mantenere in salute. Senza subordinare il benessere a mille impegni ed attività che alla fine non sono così essenziali. Dovremo preparare cibi freschi, sani e leggeri per i nostri figli ma anche per noi; stare lontano dalle pessime abitudini che ci spingono ad usare il cibo per gestire l’umore. Rimanere all’aria aperta e fare attività fisica perché il nostro capo è forte ma ha delle esigenze specifiche, tra cui quella di muoversi.

Non diventeremo brutte: ma dipende da noi amministrare la grande potenza di cui siamo dotate. Ed insegnarla ai nostri figli. Non è della gravidanza che dobbiamo aver paura ma di chi ci fa credere che dopo quella esperienza avremo perso la nostra bellezza…  

Autore: Barbara Alessio

Mi chiamo Barbara e sono una psicologa psicoterapeuta psicodiagnosta. Da quasi 25 anni accompagno le persone in percorsi di crescita, cura, sviluppo. Parlo alle donne per aiutarle nel loro cammino, per non lasciarle sole, per ascoltarle, sostenerle, sciogliere i loro dolori e spronarle a prendere in mano la loro vita e la loro salute. Psicologa con iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Piemonte n. 1839.