Ascolta i tuoi sogni

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Perché sogniamo? Tutti sogniamo? Si, ogni notte, ma spesso non memorizziamo durante la notte o non rammentiamo al risveglio e così concludiamo di non aver sognato. Nessun medico si interessa al nostro mondo onirico eppure già Ippocrate, medico dell’antica Grecia considerato il padre della medicina, per fare diagnosi utilizzava i sogni dei propri pazienti, a volte inducendoli attraverso l’uso di sostanze psicotrope.

Oggi solo la psicologia del profondo accredita importanza ai contenuti onirici, alle narrazioni dei sogni. Le altre discipline scientifiche ne studiano soprattutto l’attivazione in termini fisiologici e le sue caratteristiche formali, cognitive, in quali regioni cerebrali si producono e con quale funzione. Ma la psicodinamica da sempre ha attivato tecniche di indagine ed interpretazione delle immagini di questi formidabili prodotti psichici, continuando per la verità una tradizione di attenzione che si perde nella notte dei tempi dell’umanità(e che ha attribuito loro nel tempo diverse funzioni che vanno dalla divinazione alla comunicazione con gli antenati o col divino).

Tutti i sogni sono diversi, anche se si somigliano, presentano singolarità irripetibili. Sono messaggi che gli strati profondi della mente ci invia. In un linguaggio però meno razionale di quello che utilizza la mente cosciente: un linguaggio simbolico. Vanno dunque decodificati, letteralmente tradotti.

Chiave di accesso al nostro mondo interiore, i sogni non sono immagini bizzarre e prive di senso, casuali attivazioni di reti neuronali. Non sono neppure semplici misture di ricordi dei giorni precedenti. Hanno invece una struttura narrativa complessa altamente significativa dal punto di vista emotivo: raramente ci lasciano indifferenti, piuttosto ci stupiscono, ci fanno sorridere o ci inquietano, qualche volta hanno un carattere francamente spaventoso e diventano incubi.

Possono fornire indicazioni importanti ma soprattutto autentiche sul nostro stato emotivo, sui desideri ed i bisogni. Fin dall’antichità, l’essere umano li interroga considerandoli porta di accesso per entrare in connessione con altre dimensioni, dentro e/o fuori di noi.

I sogni insomma possono essere utilizzati quale strumento di consapevolezza: perché ognuno di noi tende a raccontarsela un po’. Per difenderci, per evitare di prendere coscienza appieno di situazioni che in realtà richiedono atteggiamenti e comportamenti ben diversi da quelli che stiamo tenendo, per non sentire troppo dolore nel rimanere incastrate in rapporti negativi. Come il corpo, anche il sogno non mente mai: rivela, ovvero toglie i veli, mostrando le cose per come stanno, per come le sentiamo davvero.

Manifesta le ambivalenze, la rabbia repressa, i bisogni che non ascoltiamo e reprimiamo, gli aneliti dello spirito. Le spinte alla ribellione. Tutto quello che tentiamo di nascondere anche a noi stesse e che invece giace intatto e lucente e vigoroso dentro di noi. Il nostro mondo privato, assolutamente intimo e vero, i nodi problematici significativi, i sospesi dell’esistenza. Forze vitali. Preziose.

Ogni sogno è un evento unico come unica è la persona che lo ha sognato. Il contenuto onirico è legato indissolubilmente all’esperienza di vita ed alla personalità del sognatore: la psicodinamica si appoggia certo ai simboli, che sono significati universali e trasversali alle persone che condividono la stessa cultura di riferimento, ma per interpretare il sogno non può prescindere dal sognatore.

È insomma espressione contemporaneamente di una dimensione transpersonale, che ci collega tutti quanti, e di vissuti squisitamente soggettivi, legati alla situazione psicologica che la persona sta vivendo. Il loro significato non è mai univoco: ed è in qualche modo inesauribile perché condensa molti livelli e rimanda a molti elementi della nostra psiche, a questioni irrisolte e a nodi che possono riguardare il presente ma connettersi anche ad epoche molto remote del nostro sviluppo. Interpretare un sogno è come fare un viaggio, ma dentro di noi.

Ecco perché i sogni aiutano il cambiamento e guidano la crescita e lo sviluppo interiore. E riescono a fornirci indicazioni anche rispetto alle malattie, ovvero alle situazioni interne concomitanti l’insorgenza di sintomi e sindromi.E questo vale anche per la PCOS.

Come possiamo utilizzarli? La loro interpretazione è difficile e complessa: gli psicoterapeuti impiegano anni ad imparare e sono guidati dalla teoria e dalla tecnica di riferimento. Senza una preparazione professionale specifica possiamo rischiare di perderne il messaggio prezioso perché ci accostiamo a loro secondo i medesimi schemi mentali della veglia, le credenze e gli stereotipi, le difese e le resistenze che proprio i sogni invece per natura aggirano! Pertanto bisogna andarci cauti, o non ne caveremo nulla! Ed i vari libri che abbinano un significano schematico ed universale alle immagini non sono certo affidabili!

Tuttavia, interrogare il contenuto onirico senza esagerate pretese di codificarne ogni singolo dettaglio può suggerirci lo stato emotivo interiore, può indicarci l’origine di un disagio latente. Perché dà rilevanza alle emozioni autentiche e a ciò che davvero ci preoccupa al di là del lato più concreto, materiale e quotidiano dell’esistenza. Siamo sempre affannate dal rincorrere questioni pratiche e finiamo spesso per rimandare e sottostimare invece proprio ciò che ci sta più a cuore. Bene: il sogno è preciso nel ricordarcelo. Se vogliamo provare ad ascoltarlo dobbiamo abituarci ad annotare esattamente tutto quello che ricordiamo del sogno: appena ci svegliamo, tenendo un quaderno sul comodino ed impegnandoci a registrarne la trama ed ogni dettaglio subito al risveglio.

Perché è anche la sequenza dei sogni a fornire elementi utili all’indagine del loro significato. Nella scena onirica noi organizziamo il materiale della vita che più ci tocca, lo ripensiamo, memorizziamo e impastiamo con tutta la nostra esperienza. Il sogno è una sorta di strumento di analisi che serve a filmare proprio quello che per noi è più importante, quello sul quale dovremmo riflettere. Quello che non deve sfuggire e che non possiamo negare. Quello che fatichiamo ad accettare, o che ci sforziamo di sopportare credendo non abbia molta importanza e che invece ci sta logorando. La mente ci avvisa dei pericoli o ci urla di ascoltare le inclinazioni. Possiamo rileggere il sogno e poi far vagare la mente e vedere cosa ci viene in mente, a cosa si associano i dettagli. È un momento di contatto con la nostra intimità, con la parte privata della nostra esperienza mentale.

La PCOS è una sindrome che mette a dura prova l’identità della donna e la sua sicurezza interiore. Con un corredo di sintomi che può farla sentire diversa ed inferiore, fin dall’adolescenza, dunque in pratica per molta parte del suo sviluppo e della sua vita. Orientandone timori e scelte, abitudini, stili. Spesso portando la donna a giocare in difesa nella vita, a farsi passiva e nascondersi o ad attivare modalità reattive improntate all’aggressività ed alla provocazione. Tutto questo può condurre ad allontanarsi dalla propria soggettività, a prendere stili di autorganizzazione ed espressione anche molto “mascherati”, frutto di manovre difensive più che di vocazioni.

I sogni possono fornire la chiave per legittimarti a cercare di essere libera, a non rassegnarti, a difendere la tua impronta e slegarti dal gioco dell’educazione, della repressione, della vergogna, della paura. Il sogno recupera energie interne e ci fa vedere attraverso una lente immaginale: proietta le nostre più intime narrazioni. Che non di rado, come rilevo nella mia attività clinica psicoterapeutica con donne con PCOS, parlano della necessità di ribellarsi e della forza per farlo. I sogni stanno sempre dalla nostra parte.

Autore: Barbara Alessio

Mi chiamo Barbara e sono una psicologa psicoterapeuta psicodiagnosta. Da quasi 25 anni accompagno le persone in percorsi di crescita, cura, sviluppo. Parlo alle donne per aiutarle nel loro cammino, per non lasciarle sole, per ascoltarle, sostenerle, sciogliere i loro dolori e spronarle a prendere in mano la loro vita e la loro salute. Psicologa con iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Piemonte n. 1839.