Il nome è per tutti noi un’eredità importante. «Lo sai, il nome che si porta significa molto. Sai anche che ai malati spesso si dà un nuovo nome per guarirli, perché col nuovo nome essi ricevono anche una nuova essenza. Il tuo nome è la tua essenza» dice C.G. Jung, padre della psicologia analitica, nel suo misteriosissimo Libro Rosso. Conferire un nome significa trasmettere un’intenzione benevola, un desiderio, ma anche aspettative ma soprattutto comporta conferire potenza. Ancora Jung scrisse che dare il nome significa investire di una personalità o di un’anima determinata, di qui l’antica usanza di dare ai bambini nomi di santi. Il nostro team ha scelto il Fiore di Loto, sotto i suoi petali ci raccogliamo e la sua energia simbolica vogliamo donarvi.
Fiore bellissimo e dolcemente profumato, il Loto ha per gli orientali un forte significato spirituale per via della sua particolarità di affondare le radici nel fango per distendersi poi sulla superficie di acque stagnanti, con corolle che rimangono immacolate e purissime. Simbolo dell’illuminazione e della rigenerazione spirituale, reca il messaggio potentissimo della capacità di rendersi consapevoli della propria intima forza e capacità di proteggersi da ciò che potrebbe danneggiare, umiliare, insozzare. La corolla di 8 petali suggestiona il simbolo dell’infinito (un 8 rovesciato) allacciandosi al concetto di immortalità, di connessione con il divino: era sacro per gli egiziani e per tutte le culture e le religioni dell’oriente, proprio perché considerato simbolo di divinità e culla della loro nascita. La veloce crescita dello stelo, che emerge improvvisamente dallo stagno evoca la capacità di saper affrontare, con coraggio e coscienza, le difficoltà terrene rappresentante dal fango dove la pianta vive.
E ancora, la caratteristica dei petali di chiudersi la sera per riaprirsi la mattina, e l’incredibile possibilità dei semi di fiorire anche dopo moltissimi secoli, simboleggiano la forza vitale capace di rigenerarsi. In questo senso ha un significato analogo a quello della fenice, che risorge dalle proprie ceneri. La pianta ci dona il messaggio della nostra capacità di resilienza, una risorsa psichica davvero preziosa. La resilienza è la capacità di riorganizzarsi, di far pronte in maniera positiva ed efficace agli eventi stressanti e traumatici, senza crollare, restando ricettivi alle opportunità ed alle possibilità che, comunque, sono presenti nel contesto. Si tratta di mantenere un atteggiamento costruttivo, accettando la propria vulnerabilità ma al contempo tenendo presente le risorse e le abilità che permangono e sviluppando delle strategie per affrontare il cambiamento. Non possiamo controllare tutto: possiamo scegliere come starci dentro e di fronte. Il simbolo ci ammonisce a ricordare che è sempre possibile per noi scegliere come reagire agli eventi, ai dispiaceri, alle frustrazioni, alle delusioni. Alla malattia. Possiamo, come il loto, fare appello alle nostre risorse interiori ed elevarci grazie alla consapevolezza di noi stesse, possiamo non lasciarci travolgere o condizionare completamente dalle crisi e dai problemi.
Proprio il legame con la creazione e la rigenerazione ha condotto ad associare il fiore al principio femminile. Pianta acquatica, contiene tutti i significati associati all’acqua, elemento materno e vivificatore per eccellenza. La forma del calice del fiore somiglia al ventre femminile, la culla della vita. Riprendendo quando detto appena sopra, possiamo consolarci, rigenerarci, partorire noi stesse ad una nuova condizione che sarà successiva al momento della difficoltà, della paura, dell’abbattimento. Nella nostra cultura e nei tempi che stiamo attraversando, il consumismo ci induce a credere di avere costantemente bisogno di qualcosa che ci manca, fuori di noi, senza il quale non si può stare bene. Questo spinge al consumo, alla ricerca compulsiva di generi e beni di confronto, spesso superflui anche se piacevoli o comodi. Ma l’insegnamento che più ci serve è piuttosto quello che ci rassicura sulla nostra capacità di resistere, di farcela, di poter operare per il nostro bene, di saper prendersi cura di sé. Di non mollare e di tenere duro, di rialzarci e di sbocciare ancora. E ancora. Questa è la resilienza. E’ di questo che abbiamo bisogno oggi, se stiamo scorrendo queste pagine, forse preoccupate della nostra salute, forse abbattute e spaventate da ciò che pensiamo ci attenda.
Abbiate fiducia: voglio rassicurarvi sul fatto che stare bene è possibile. Perché ve ne ricordiate, vi stiamo vicino invitandovi all’interno del nostro fiore, per accompagnarvi a fare sbocciare quello che abita nel vostro intimo. Il loto simboleggia anche la calma, la pazienza fiduciosa: quella del loto è una delle posizioni basilari dello yoga, quella semplice che vede la persona seduta a gambe incrociate, la colonna vertebrale diritta e le braccia dolcemente abbandonate in grembo. Una postura particolarmente adatta alla meditazione, all’incontro con noi stesse e lo scrigno di forze che si nasconde in noi, prendendo le distanze dal rumore e dalla concitazione che ci stanno intorno.
Insomma, il nome con cui ci chiamano e chiamiamo noi stessi può influenzare profondamente la nostra salute e il nostro modo di essere. Per cominciare a stare meglio e guarire, possiamo allora mettere un seme dentro la nostra coscienza, e darci un nuovo nome. Che il Loto sia con noi.