Uova si oppure no? È questo il dilemma

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Non avrei mai pensato che questo fosse un argomento di così grande interesse, eppure abbiamo ricevuto in questi mesi tantissime domande relativamente a quante uova si possano mangiare in una settimana.

Mi sono chiesta più volte perchè, si sia passati dal “aver paura” di mangiare le uova (con motivazioni terroristiche… perchè ricche di colesterolo, grassi in generale, pericolose per il fegato, ecc.), al non poter più fare a meno delle uova e ad inserirle ogni giorno a colazione (con motivazioni forse troppo liberistiche).

Dove sta la verità? Parliamone insieme.

Partiamo da alcuni presupposti:

  1. Stiamo parlando di donne con PCOS (il mio blog nasce per fare informazione verso chi soffre della sindrome e sintomatologie affini) che, chi più chi meno, manifesta problemi metabolici, dall’iperinsulinemia all’insulina resistenza, all’eccesso di adiposità soprattutto addominale, all’alto stato di infiammazione generale e al rischio di manifestare, più frequentemente rispetto alla popolazione generale, steatosi epatica o NAFLD (meglio conosciuta con la definizione di “accumulo di grasso” nel fegato).
  2. Le uova fanno bene. Fornisco un apporto calorico molto ridotto, circa 60 calorie per uovo medio, con una composizione bilanciata fra proteine nobili, di ottima qualità nutrizionale e grassi di vario genere. Riprendendo le parole della SINU (società Italiana di Nutrizione Umana) “Albume e tuorlo hanno una composizione molto diversa; l’albume è costituito da una soluzione acquosa di proteine con tracce di zuccheri, grassi e minerali mentre il tuorlo contiene la totalità dei grassi, di vitamine liposolubili, proteine ricche in fosforo e altri minerali. Le proteine dell’uovo, per l’elevato contenuto in amminoacidi essenziali, possiedono il più alto valore biologico fra tutte le proteine alimentari, superiore anche a quello del latte materno “. Inoltre “La frazione di grassi è costituita da acidi grassi saturi, monoinsaturi come oleico e insaturi (maggiormente acido linoleico). Sono, inoltre, presenti lecitine, fosfolipidi importanti perché partecipano alla struttura delle cellule, al metabolismo dei grassi nel fegato e all’assorbimento dei grassi nell’intestino ed il loro trasporto in circolo”.
  3. Non sono ancora stati fatti studi scientifici sull’impatto delle uova sullo stato metabolico delle donne con PCOS, quindi ogni ragionamento deriva da studi condotti su soggetti affetti da altre condizioni mediche, magari affini alla PCOS, ma non sulle donne affette dalla sindrome.

La “pietra dello scandalo” è un recente articolo apparso sul American Journal of Clinical Nutrition del 2018, in cui gli autori (Fuller NR., et al.) hanno dimostrato in uno studio specifico come un alto consumo di uova intere (superiore alle 12 uova a settimana), non abbia un effetto negativo sul mantenimento del peso e sui livelli di colesterolo ematico in soggetti affetti da diabete di tipo 2, comparata ad una dieta con un apporto settimanale di uova inferiore a 2.

La notizia è una bomba: allora possiamo mangiare tutte le uova che vogliamo? Da questo studio sembra essere così. Ma entriamo nel dettaglio.

Come è stato fatto lo studio?

  • lo studio ha avuto sede in Australia ed è stato sponsorizzato dall’Australian Egg Corporation (tramite una borsa di studio) e supportato dal National Health and Medical Research Council of Australia. Si deduce che lo studio non sia privo di conflitto di interesse.
  • Numero dei soggetti: 128 soggetti (metà di questi erano donne) con prediabete o affetti da diabete di tipo 2 in terapia medica con insulina o altri ipoglicemizzanti orali, sovrappeso, con una età superiore ai 18 anni,
  • La popolazione dei soggetti è stata divisa in 2 gruppi: uno con la prescrizione di 2 uova al giorno per 6 giorni a settimana, sul secondo gruppo con la sostituzione di altre proteine animali, in un regime di dieta controllata ipocalorica.
  • Somministrazione della dieta bilanciata: i soggetti sono stati monitorati per 3 mesi, poi estate somministrata una dieta della durata di 3 mesi, con la prescrizione di continuate con le istruzioni fornire dal dietista per altri 6 mesi.

Quali i risultati?

I due gruppi di soggetti, al termine dello studio, non hanno mostrato alcuna differenza statisticamente significativa in termini di peso, fattori dell’infiammazione, valori ematici relativi a grassi ed altri fattori di rischio cardiovascolare, sebbene il primo gruppo di soggetti assumesse il doppio di colesterolo al giorno rispetto al gruppo che assumeva solo 2 uova a settimana.

Freniamo l’entusiasmo verso la libertà al consumo delle uova: gli stessi autori ammettono che lo studio ha delle importanti limitazioni, primo fra tutti la durata dello studio, troppo breve per essere definitivo, in seconda battuta, non si possono prevedere da questo studio gli effetti di accumulo che questa somministrazione massiva di uova possa dare, sia in termini di lipidi circolanti che sulla funzione endoteliale a carico dei vasi sanguigni.

Ebbene, mi sento di essere molto cauta, e di rimanere fedele nella mia attività di nutrizionista, alla linea guida italiana che suggerisce un consumo prudente delle uova, ovvero di 4 uova intere a settimana.

E vi spiego perchè:

in primo luogo gli studi fatti finora (su soggetti con sindrome metabolica o diabete, non specifici per la PCOS) mostrano risultati davvero controversi: alcuni sostengono che la quota di colesterolo introdotta con le uova aumenti il rischio di complicazioni cardiovascolari, altri non evidenziamo differenze fra chi ha un alto consumo di uova e chi no. Ma sono tutti studi osservazionali su un periodo di tempo “breve”, circa 1 anno. Dopodiché ci si chiede: e dopo cosa succede? Per ora non lo sappiamo.

In uno studio del 2017 condotto in Iran presso 2 cliniche specializzate in epatopatie (prive di conflitti di interessi), su 169 soggetti affetti da steatosi epatica non-alcoolica (NALFD) confrontati con 782 soggetti (sani) di controllo, ha evidenziato chiaramente che un consumo eccessivo di uova (superiore a 4 uova a settimana) aumenta siginificativamente il rischio di sviluppare patologia epatica o peggioramento della stessa. E, si sta parlando di quello stesso disturbo a cui le donne PCOS sono fortemente a rischio. La spiegazione si potrebbe ricercare nell’effetto di accumulo di un apporto eccessivo di colesterolo e di grassi saturi.

In più aggiungo una considerazione personale (professionale) e dettata dall’esperienza.

Anche se ora sembra che le nostre certezze siano messe in discussione da alcuni studi, l’introduzione di grassi saturi con la dieta (intendo nello specifico il colesterolo ed affini), porta ad un irrigidimento della struttura cellulare che, da sempre, è stata messa in relazione con una perdita di fluidità dei tessuti, ed un irrigidimento delle arterie (rischio di arteriosclerosi), nonché un peggioramento dell’insulino-resistenza. Negli studi precedentemente citati, questo aspetto non era stato considerato, anche perchè i soggetti coinvolti erano tutti sottoposti ad una terapia farmacologica volta alla cura del diabete o alla gestione dell’iperglicemia.

Inoltre, il colesterolo è la molecola da cui inizia la produzione di ormoni sia maschili che femminili. Non possiamo non considerare che supportare con la dieta un meccanismo che nella PCOS funziona in modo anomalo, sia esacerbato da una dieta sbilanciata verso questo tipo di macronutrienti.

E poi, anche se attualmente sembra entrato nell’opinione comune iniziare la giornata con uova o preparazioni come omelette e pancake, perché forniscono sazietà e stabilizzano la glicemia, occorre ricordare che va rispettato (per la sicurezza della funzionalità renale ed epatica) l’apporto proteico giornaliero stabilito dalle linee guida per la corretta alimentazione italiana (LARN). Se la maggior parte delle proteine viene fornita di mattina in una colazione “internazionale”, significa che i pasti successivi avranno un apporto proteico non adeguato, e si sbilanceranno verso i carboidrati, mettendo a rischio l’equilibrio glicemico e insulinemico generale o, peggio, se l’apporto proteico supera il turnover giornaliero (se mangiano più proteine di quelle che consumiamo), si trasformeranno in grassi, che saranno accumulati proprio a livello addominale.

Le popolazioni abituate ad una colazione molto abbondante, spesso saltano il pranzo o è estremamente leggero, ed anticipano l’orario delle cena. Abitudini, queste, molto diverse dalle nostre.

Sottolineo anche che le uova intere o sotto forma di derivati, sono incluse nella composizione di molti prodotti come biscotti, prodotti da forno, pasta all’uovo ecc. la realtà è che ne consumiamo più di quante ne abbiamo consapevolezza. Molti studi hanno messo in correlazione l’abbondante consumo di ovoprodotti con fenomeni di intolleranza gastro-intestinale, con manifestazioni cutanee e forme allergiche da eccessivo stimolo delle proteine dell’uovo da parte del sistema immunitario.

Nonostante questo, le uova fanno bene e vanno consumate con serenità, ma con limitazione: 4 a settimana (6 per chi è vegetariana) sono, al momento, la quantità certa e sicura per mantenere un buon livello di salute, sia ora che nel lungo periodo.

 

Bibliografia:

Autore: Stefania Cattaneo

Sono Stefania Cattaneo e sono una biologa nutrizionista, appassionata di fotografia e di nutrizione applicata alle donne. Lavoro online, per arrivare a tutte le donne, in Italia e nel mondo, che soffrono di PCOS nelle sue varie forme di presentazione. In questo blog, farò del mio meglio per aumentare le tue conoscenze sulla PCOS, una condizione medica, difficile, complicata, delicata ma con la quale si può imparare a convivere. Iscritta all'Ordine Nazionale dei Biologici con numero d'iscrizione: AA_067629.