9 domande e risposte sulla prolattina nella PCOS

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Quale è la relazione fra PCOS e prolattina? Una questione molto sentita dalle pazienti che agli esami del sangue mostrano una prolattina alta nel contesto di una serie di disturbi mestruali.

Perché non basta la diagnosi di PCOS ma quando, contemporaneamente, è anche anche la prolattina con magari un adenoma ipofisario, allora il panico assale.

Ma ci sono buone notizie: l’iperprolattinemia si cura, così come anche un eventuale adenoma ipofisario, che regredisce con una adeguata terapia farmacologica. E sempre grazie alla terapia, di solito ben tollerata, la ciclicità mestruale riprende e la tua fertilità si ripristina.

Ma PCOS e prolattina alta possono coesistere? Capiamolo insieme.

Cos’è la prolattina?

La prolattina un ormone è sintetizzato e rilasciato dall’ipofisi anteriore e la principale azione biologica della prolattina è l’induzione e il mantenimento della lattazione. Esercita anche effetti altri metabolici, come partecipare allo sviluppo riproduttivo mammario e stimolare la reattività immunitaria. Questi effetti della prolattina sono dovuti al fatto che si lega a recettori specifici nelle gonadi, nelle cellule linfoidi e nel fegato.

La secrezione di prolattina è regolata dall’ipotalamo. Il segnale predominante è il controllo inibitorio tonico della dopamina ipotalamica. Il secondo segnale è quello stimolatorio, fornito dai peptidi ipotalamici, l’ormone di rilascio della tireotropina (TRH), il peptide intestinale vasoattivo (VIP), il fattore di crescita epidermico (EGF) e gli antagonisti dei recettori della dopamina.

Gli estrogeni stimolano l’ipofisi, soprattutto durante la gravidanza, ma livelli troppo elevati di estrogeni e progesterone inibiscono la produzione di prolattina, come accade durante la gravidanza. Il rapido declino degli estrogeni e del progesterone nel periodo post-partum consente l’inizio della lattazione. Durante l’allattamento, l’ovulazione può essere soppressa (ma non sempre) a causa della soppressione delle gonadotropine da parte della prolattina, ma può riprendere prima della ripresa delle mestruazioni.

La secrezione di prolattina ha un ritmo circadiano: i livelli sono più alti durante il sonno e più bassi durante le ore di veglia.

L’iperprolattinemia è un’endocrinopatia relativamente comune, riguarda circa il 15% delle donne che non hanno ovulazione (come nella PCOS) e il 43% in quelle che manifestano una combinazione di galattorrea e irregolarità mestruale.

Qual è il valore normale di prolattina?

I livelli ematici normali di prolattina sono di 5-25 ng/ml. Si valuta attraverso un esame del sangue, che può essere fatto in qualunque momento della giornata, ma è preferibile misurare la prolattina almeno 1 ora dopo il risveglio o il pasto.

La prolattina è una molecola singola, ma occasionalmente può agglomerarsi ad altre dando la macroprolattina. Queste forme agglomerate non sono in grado di legarsi ai recettori della prolattina e non presentano alcuna risposta clinica, ma possono dare un valore falsamente alto di prolattina negli esami del sangue, senza che però si abbiano sintomi di iperprolattinemia. Questa molecola può determinare una diminuzione della clearance renale della prolattina totale e un concomitante aumento della prolattina agli esami del sangue.

Individuare la macroprolattina è essenziale per evitare diagnosi sbagliate e ulteriori indagini radiologiche o un trattamenti farmacologici inappropriati.

Non ti preoccupare perché i laboratori di analisi fanno quasi sempre, in automatico, la ricerca della macroprolattina, così da darti il risultato corretto di prolattina circolante.

Quando la prolattina vera è alta e sono presenti i sintomi tipici, allora si deve procedere ad una valutazione più approfondita che riguarda la valutazione radiografica della sella turgica e la risonanza magnetica con contrasto. Questo permetterà di impostare la terapia adeguata o eventualmente di procedere all’intervento chirurgico di rimozione.

Quali disturbi porta la prolattina alta?

I sintomi associati all’iperprolattinemia nelle donne includono i seguenti:

  • perdite lattiginose dal capezzolo
  • produzione di latte in assenza di gravidanza o allattamento
  • irregolarità mestruali o amenorrea
  • secchezza vaginale, che causa rapporti sessuali dolorosi e calo della libido
  • problemi di fertilità
  • mal di testa e problemi visivi (entrambi meno frequenti).

Se il valore di prolattina è solo leggermente elevato, potrebbe non esserci alcun sintomo.

Cosa fa alzare la prolattina?

Diverse cause possono portare ad un aumento della prolattina.

In condizioni fisiologiche, la prolattina si alza per diversi motivi, tra cui la gravidanza, lo stress, i rapporti sessuali, l’esercizio fisico eccessivo e l’allattamento.

La sindrome dell’ovaio policistico, le malattie renali croniche, gli interventi chirurgici o i traumi alla parete toracica, la cirrosi, i tumori ipofisari (macro e microadenoma, detti prolattinomi, che rappresentano circa il 30% di tutti gli adenomi ipofisari) e non, e l’ipotiroidismo sono invece cause patologiche per cui la prolattina si alza. Circa il 40% di chi soffre di ipotiroidismo primario, il 30% dei pazienti con insufficienza renale cronica hanno la prolattina alta.

Un valore di prolattina superiore ai 250 ng/ml di solito indica la presenza di un prolattinoma ipofisario, ovvero di un tumore benigno, che produce troppa prolattina.

I prolattinomi si dividono in due gruppi: (1) microadenomi (più piccoli di 10 mm), più comuni nelle donne in premenopausa, e (2) macroadenomi (10 mm o più grandi), più comuni negli uomini e nelle donne in postmenopausa.

Esistono poi situazioni, circa il 29%, per cui la prolattina è alta e non se ne conosce la causa (si definisce iperprolattinemia idiopatica).

Come si fa la diagnosi di PCOS?

La diagnosi di PCOS viene fatta dal medico in funzione dei criteri di Rotterdam 2003 e prevede l’esclusione altre forme di disfunzioni endocrine, in particolare come l’iperprolattinemia, le disfunzioni tiroidee, l’iperplasia surrenalica congenita, la sindrome di Cushing, l’acromegalia e la severa resistenza insulinica (SSIR).

Quasi tutti i ricercatori (Konrad et al., Robin et al., Filho et al.) fino a qui, hanno considerato l’iperprolattinemia come un’entità distinta dalla PCOS, ma che richiede comunque un approfondimento per fare una diagnosi differenziale, per escludere che non sia presente un adenoma ipofisario o macroprolattinemia.

Quindi il medico, analizzate le tue analisi e il tuo quadro clinico, prima di dire che hai la PCOS deve escludere queste condizioni cliniche che pur avendo qualcosa in comune con la sindrome, come le irregolarità mestruali, ad esempio, non sono PCOS e richiedono, una cura quasi sempre farmacologica, specifica. Le sfumature fra queste condizioni cliniche a volte sono molto sottili quindi solo un approfondimento specifico può chiarire di cosa realmente soffri e quindi curarti nel modo giusto.

Le linee guida consigliano di misurare la prolattina durante l’inquadramento diagnostico della PCOS e, in caso di riscontro di iperprolattinemia, occorre approfondirne le cause. Il  trattamento dell’iperprolattinemia determinerà il miglioramento e, molto probabilmente, la remissione della PCOS.

Chi ha la PCOS ha la prolattina più alta?

Una prolattina alta è presente nelle donne con PCOS, è molto variabile in letteratura, ma sembra che riguardi quasi il 11-17% delle donne con la sindrome, una relazione quindi non molto comune.

Non è stata trovata nessuna relazione fra le due condizioni se non qualche ipotesi.

Secondo uno studio condotto su 330 pazienti di età media 24 anni, con PCOS, il 73% delle donne presentava livelli ematici normali di prolattina sono stati osservati livelli più elevati di LH e di rapporto LH/FSH, in accordo con la diagnosi di PCOS.

Nel gruppo di pazienti in cui la prolattina era alta, è stato rilevato un aumento dei livelli di estradiolo. Partendo dal presupposto che l’estradiolo stimola la secrezione di prolattina, l’iperprolattinemia potrebbe essere il risultato di una maggiore secrezione di estrogeni nelle pazienti con PCOS.

Alcune altra ipotesi più datate (risalgono agli anno ’80, ma non sono ancora state smetite) potrebbero spiegare il fenomeno con abbassamento del tono dopaminergico (riduzione della produzione di dopamina a livello dell’ipotalamo), spesso riscontrato nelle donne con PCOS.

Chi ha la prolattina alta può rimanere incinta?

Sia la PCOS che l’iperprolattinemia sono causa di infertilità nelle donne nell’età riproduttiva.

A parte il ruolo tradizionale sulla lattazione, diversi studi hanno suggerito un ruolo più complesso della prolattina nella fertilità, grazie ai suoi effetti benefici sullo sviluppo degli ovociti, sulla formazione e sulla sopravvivenza del corpo luteo, sull’impianto, sulla steroidogenesi e sugli effetti immunomodulatori. Pertanto, un certo livello di prolattina circolante potrebbe essere necessario per ottenere risultati riproduttivi ottimali.

Ma la prolattina, ovvero livelli alti di prolattina sono stati associati all’infertilità e il meccanismo principale con cui l’iperprolattinemia porta all’infertilità è una diminuzione della secrezione dell’ormone di rilascio della gonadotropina (GnRH) con conseguente soppressione dell’ovulazione. Altri studi suggeriscono che possano subentare anche alterazioni della funzione endometriale che inibirebbero l’impianto, attraverso fattori sia strutturali che immunologici.

Durante i protocolli di stimolazione nel contesto delle tecniche di fecondazione assistita è stata riportata anche una particolare dinamica del livello sierico di prolattina, caratterizzata da iperprolattinemia transitoria con un impatto non ancora chiaro sull’esito del trattamento di fertilità.

Il trattamento farmacologico con agonisti della dopamina ripristina l’ovulazione in circa il 90% delle donne con infertilità anovulatoria  dovuta all’iperprolattinemia.

Quali farmaci fanno alzare la prolattina?

In generale, gli estrogeni e gli antagonisti dei recettori della dopamina promuovono la sintesi e la secrezione di prolattina.

I farmaci più comuni che possono causare iperprolattinemia sono gli antidepressivi, gli antipsicotici e gli antiemetici. Nello specifico verapamil, metoclopramide, metildopa, fenotiazina e risperidone, possono causare aumenti di prolattina superiori a 200 ng/ml.

Molti studi hanno dimostrato che i contraccettivi orali combinati (contenenti estrogeni non determinano un aumento delle dimensioni del prolattinoma.

Anche i farmaci usati nei protocolli di stimolazione ovarica possono aumentare la prolattina in corso di trattamento ma, finora nessuna linea guida affronta l’aspetto dei livelli ottimali di prolattina durante il trattamento dell’infertilità per ottenere risultati ottimali.

Come si cura la prolattina alta?

Il trattamento dell’iperprolattinemia dipende dalla causa e dal profilo clinico del paziente. Nell’iperprolattinemia indotta da farmaci, l’interruzione dell’agente responsabile può ripristinare la funzione delle ovaie, ma può comportare l’esacerbazione di altre condizioni mediche.

Gli agonisti della dopamina (la bromocriptina, la cabergolina e la chinagolide) sono il pilastro della cura dell’iperprolattinemia.

Questi farmaci agiscono sui recettori di tipo D2 dell’ipofisi e diminuiscono la sintesi e il rilascio di prolattina e consente la ripresa spontanea dell’ovulazione.

Il trattamento è necessario per la terapia dell’infertilità e nelle pazienti con diagnosi di macroadenoma ipofisario, in cui la riduzione delle dimensioni del tumore si ottiene in oltre il 90% dei casi. In questo caso, la cabergolina si è di rivelata più efficace della bromocriptina nel trattamento del macroadenoma ipofisario, perché porta ad una riduzione della dimensione del tumore pari al 90% contro il 50%, di quello che fa la bromocriptina.

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Autore: Stefania Cattaneo

Sono Stefania Cattaneo e sono una biologa nutrizionista, appassionata di fotografia e di nutrizione applicata alle donne. Lavoro online, per arrivare a tutte le donne, in Italia e nel mondo, che soffrono di PCOS nelle sue varie forme di presentazione. In questo blog, farò del mio meglio per aumentare le tue conoscenze sulla PCOS, una condizione medica, difficile, complicata, delicata ma con la quale si può imparare a convivere. Iscritta all'Ordine Nazionale dei Biologici con numero d'iscrizione: AA_067629.

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