L’agnocasto è stato usato per secoli come rimedio per la fertilità, per la sindrome premestruale, ma che dire sulla sua azione nella PCOS? I pro e i contro di questa pianta.
Prove scientifiche alla mano, capiamo insieme il suo ruolo e la sua applicazione nella PCOS.
Cos’è l’agnocasto?
Noto anche come Vitex agnus castus o semplicemente Vitex, l’agnocasto è un arbusto appartenente alla famiglia delle Verbenacee, diffuso nel bacino mediterraneo. É una pianta dai mille composti attivi: vitexina, casticina, agnuside, acido p-idrossibenzoico, alcaloidi, diterpenoidi, e nei suoi frutti si trovano flavonoidi, terpenoidi, e neolignani dalla struttura simile agli ormoni sessuali.
Tanto che, le bacche venivano usate per ridurre le intenzioni sessuali nelle donne nell’antica Grecia e a Roma. Inoltre è stato usato come cicatrizzante ed antinfiammatorio.
Agnocasto e la sindrome premestruale (PMS)
La sindrome premestruale (PMS) è una complessa combinazione di sintomi psicologici e cambiamenti somatici che si verifica nelle 1-2 settimane precedenti il periodo mestruale e che riguarda circa il 50% delle donne in età fertile.
I cambiamenti fisici, psicologici e comportamentali della sindrome premestruale sono abbastanza intensi da causare disturbi nelle relazioni interpersonali e nelle normali attività quotidiane.
La sindrome premestruale è definita quando i sintomi si manifestano durante l’ultima settimana della fase luteale (fase premestruale) ed entro pochi giorni dall’inizio della fase follicolare (quando compaiono le mestruazioni), i sintomi iniziano a scomparire e sono assenti nella settimana successiva alle mestruazioni.
Chi soffre di PMS? Cinque o più dei seguenti sintomi devono essere presenti per definire che si soffre di vera sindrome premestruale:
- umore depresso;
- tensione, nervosismo o ansia;
- passività affettiva o voglia di piangere;
- irritabilità o rabbia per piccole cose;
- disinteresse per le attività abituali;
- difficoltà di concentrazione;
- affaticamento o letargia, rallentamento generale nel fisico e nei pensieri;
- cambiamenti nell’appetito, voglia di dolce o di mangiare molto di più;
- ipersonnia o insonnia;
- sensazione di sopraffazione; e
- sintomi fisici (tensione mammaria, mal di testa, gonfiore, dolore muscolare).
Questi sintomi non sono una semplice esacerbazione dei sintomi di un altro disturbo, come il disturbo depressivo maggiore, il disturbo di panico, il disturbo distimico o un disturbo di personalità, ma possono essere sovrapposti a un altro disturbo. La presenza dei sintomi deve essere confermata da valutazioni prospettiche giornaliere durante ≥2 cicli sintomatici consecutivi.
Sono stati condotti diversi studi per verificare gli effetti dell’agnocasto sulla sindrome premestruale e la maggior parte di essi ha rivelato i suoi effetti significativi sulla diminuzione o sul miglioramento dei sintomi della sindrome premestruale. Non tutti gli studi hanno portato risultati sorprendenti ma alcuni sono degni di nota.
Uno studio condotto da Loch e colleghi ha riportato una diminuzione dell’85% dei sintomi nelle pazienti su quattro sintomi della sindrome premestruale, tra cui depressione, ansia, desiderio di dolci e ritenzione idrica.
Atmaca et al. hanno confrontato la fluoxetina con il Vitex agnus castus per ridurre i segni della sindrome premestruale e non hanno osservato differenze significative tra i due, ma hanno riportato effetti migliori della fluoxetina nel curare i sintomi mentali della sindrome premestruale.
Il meccanismo d’azione potrebbe anche essere legato alla modulazione della secrezione di prolattina indotta dallo stress attraverso la dopamina. Anche il legame con i recettori oppioidi, le endorfine e i flavonoidi neuroattivi può avere un ruolo sull’effetto dell’agnocasto nella sindrome premestruale.
Agnocasto e PCOS: i PRO
Nel 1996 venne pubblicato uno studio in cui si affermava che l’estratto della pianta influisce anche sull’equilibrio degli ormoni, modificando il rapporto estrone-progesterone, ricavando progesterone dagli estrogeni. Successivamente si è valutato che la sua azione possa essere legata a effetti diretti sull’ipotalamo e sull’ipofisi.
Inoltre, l’agnocasto nella PCOS pare:
- migliorare i livelli di progesterone della fase luteale. A 93 donne che stavano pianificando una gravidanza è stato somministrato l’agnocasto per 36 mesi e divide in due gruppi: un gruppo di controllo e un gruppo con l’integratore. Dopo 3 mesi, i periodi mestruali si sono normalizzati e il progesterone è tornato nei range di normalità.
- ridurre il testosterone. In uno studio sull’effetto dell’estratto idroalcolico dell’angocasto su ratti ha aumentato il livello sierico di progesterone, confermando i risultati precedenti, e diminuito il testosterone negli animali con PCOS, ma non ha influenzato i livelli di estradiolo e DHEA. Si è osservato inoltre che l’estratto della pianta può anche aumentare l’attività dell’enzima aromatasi e ridurre i livelli di testosterone aromatizzando il testosterone e convertendolo in estradiolo.
- ridurre la prolattina e la tensione mammaria. Le ragioni potrebbero essere dovute al suo effetto sull’iperprolattinemia latente o meno, sui recettori degli estrogeni o su altri meccanismi sconosciuti. L’equivalenza clinica degli effetti di riduzione della prolattina dell’agnocasto (Agnucaston® 40 mg al giorno) e del farmaco Bromocriptina (Parlodel® 5 mg al giorno) è stata riscontrata in uno studio che ha incluso 40 donne con iperprolattinemia. Si ritiene che l’effetto prolattinico dell’agnocasto sia dovuto a una serie di diterpeni, tra cui i clerodadienoli, che si legano al recettore della dopamina DA-2, che ha dimostrato di sopprimere il rilascio di prolattina.
- può ridurre lo stress ossidativo nella PCOS grazie al suo contenuto di flavonoidi e fenoli.
Agnocasto e PCOS: i CONTRO
Gli effetti terapeutici dell’agnocasto sono attribuiti ai suoi effetti indiretti su vari ormoni, in particolare sulla prolattina e sul progesterone. Questo effetto ormonale sembra essere dose-dipendente: basse dosi di estratto hanno provocato una diminuzione dei livelli di estrogeni e un aumento dei livelli di progesterone e di prolattina, probabilmente a causa dell’inibizione del rilascio dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) e della stimolazione dei livelli di ormone luteinizzante (LH). Ad alte il risultato è poco chiaro, ma in alcuni studi condotti i livelli di FSH e LH sono rimasti invariati, pur essendo ridotta la prolattina (gli studi però risalgono al 1994!).
E qui arriva il grosso difetto dell’agnocasto: è vero che migliora i livelli di progesterone ma lo fa aumentando, secondo alcuni studi anche se non tutti confermano, i livelli di LH (ormone luteinizzante).
Questo sembra positivo, in quanto può portare a un aumento dei cicli ovulatori, ma le persone affette da PCOS spesso hanno già livelli elevati di LH. Livelli eccessivi di LH possono indurre le ovaie a secernere una maggiore quantità di androgeni, quindi alimentare un circolo vizioso non positivo.
Pertanto, se hai la PCOS e i tuoi livelli di LH sono elevanti, l’agnocasto non è l’integratore che fa per te e difficilmente allevierà i tuoi sintomi.
In più non ci sono dosaggi definitivi nella PCOS. Nella ricerca si utilizzano da 4 a 50 milligrammi al giorno di estratto secco, ma ogni prodotto ha il suo dosaggio (e probabilmente le sue prove cliniche), quindi è bene seguire le istruzioni della confezione o consultare un medico per determinare il dosaggio corretto per te l’agnocasto trova indicazione.
Gli effetti collaterali sono rari ma possono riguardare: nausea, mal di testa, irregolarità mestruali, stanchezza, acne, prurito e rash cutanei.
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